Lavori di recupero del Convento San Lorenzo De Monte Sede della Biblioteca e Archivio Storico Comunale | Maurizio Di Fruscia

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L’obiettivo del progetto , è stato fin dall’inizio, il recupero di questo edificio antico  con la finalità primaria di re-introdurlo nel circuito delle attività contemporanee, rendendolo così partecipe del contesto urbano ed ambientale in cui è inserito, diventando stimolatore di nuove energie culturali. Questo progetto intende il recupero come fase di un cambiamento , mettendo in gioco la storia, la cultura, e la società , ed inevitabilmente, in questo modo, il punto di arrivo è diverso  da quello di partenza riconoscendo a questa operazione di architettura la capacità di trasformare l’esistente in modo che niente può


tornare ad esser come era un tempo. Per raggiungere i risultati prefissati si è dovuto entrare nel tempo  dell’edificio attraverso la lettura del suo spazio mediante la  registrazione  e l’interpretazione dei suoi  segni. Tutto il significato dell’edificio, che è per noi l’aspetto preponderante dell’architettura, risiede nella storia, nella vicenda, nei consensi, nei conflitti, nei  segni  che si sono   confrontati, sovrapposti, staccati, eliminati. E’ stato possibile registrare tutto questo  con un’attenta lettura dell’edificio il cui risultato è una progettazione che ha verificato gli effetti delle trasformazioni proposte e lo  ha costretto a svelarsi e mostrare il nuovo stato di equilibrio che con il progetto si è voluto raggiungere. Il San Lorenzo è cambiato senza negare la sua natura, la sua storia, la sua figura  sviluppando le energie che teneva in riserva sin dall’origine nel suo codice genetico.


Gli interventi di restauro sono stati finalizzati alla  rilettura dell’impianto tipologico e spaziale  del Convento di S. Lorenzo. La concezione progettuale di Fra’ Niccolò da Spinazzola, custode del Monastero  dal  1617 al 1652, si presenta oggi, “chiara ed ordinatrice” nonostante il lungo tempo occorso per la realizzazione dell’edificio, le lunghe pause che lo hanno caratterizzato e gli errori di costruzione avvenuti durante i “forzati”  allontanamenti dello stesso Spinazzola   da Salerno ( ne è testimonianza il terzo piano più basso degli altri due “ due palmi in meno).


Soltanto l’inerzia della regola architettonica del progetto si è  opposta alle numerose manomissioni verificatesi nel tempo, con l’avvicendarsi nell’edificio, fino ai giorni nostri , di funzioni, a volte incompatibili con la spazialità esistente, ed  ha permesso di  avere in eredità  il  bellissimo esempio di architettura nelle relazioni spaziali tra le varie parti dell’edificio e  nella parte che il convento  mostra alla  città antica, ossia le calibrate e suggestive  proporzioni della facciata . Gli spazi ritmati di questa , delimitati dalle piccole  logge, creano effetti chiaroscurali  che colpiscono  in modo diretto l’attenzione dello spettatore, in virtù del fatto che, per la particolare posizione, oggi come allora, l’edificio è visibile da qualsiasi punto della città e questa posizione , rispetto all’abitato, fu di stimolo ai progettisti –in antico- per raggiungere la soluzione architettonica  innovativa ed estremamente interessante per l’epoca . Il convento di S. Lorenzo è un vero e proprio  “monumento” ; visitandolo , ed alla luce della storia vissuta come manufatto, colpisce in modo particolare  la pluralità di funzioni che ha contenuto e può contenere sono del tutto indipendenti dalla sua forma : “il monumento ha questa peculiarità”. Il progetto recuperato nella sua architettura si  pone come elemento fondamentale per la riqualificazione ambientale dell’intera parte alta  della città , ai piedi del Monte Bonadies . L’eliminazione delle superfetazioni all’interno dei volumi e la chiusura dei passaggi aperti nelle murature in epoche diverse, sono le operazioni che hanno  permesso di ridefinire il giusto rapporto architettonico tra spazi serventi e spazi serviti con la chiara volontà di ricomporre l’unità spaziale di ogni singolo evento  in rapporto all’impianto tipologico  dell’edificio riscontrando il risultato, in modo positivo, con gli statuti dei frati minori riformati, i quali  fissavano direttive precise sulla fondazione e sulla strutturazione dei “luoghi” francescani ( il vero e proprio progetto era la “ regola del capitolo”).


L’operazione  più incisiva,  per riconquistare questa regola è stata eseguita  al quarto ed ultimo livello della zona chiostro , con  la demolizione  ivi di una parte delle coperture esistenti  si è  recuperato  l’originario spazio di deambulazione esterno prospettante sul chiostro, ottenendo :


- il  riordino delle coperture  dei vari corpi di fabbrica componenti l’edificio in modo da far leggere chiaramente i rapporti  spaziali ed architettonici che hanno tra loro;


- il   ripristino dell’originario percorso di collegamento tra questo spazio esterno di deambulazione ed il chiostro voltato sottostante ;


- la ridefinizione del   tipico luogo minoritico nel suo impianto, così come resterà strutturato, dalla casa religiosa e dalla chiesa.


Lo spazio del chiostro, che  oggi si presenta con tre lati voltati ed il quarto chiuso , ha una storia particolare che mette in evidenza come , di fronte ad errate , nelle opere costruttive , l’invenzione architettonica sia in grado di condurre  a risultati che comunque caratterizzano in modo positivo la variazione di intervento:


“Con decreto del 27 ottobre 1671 i padri Definitori  indicano che la sistemazione del chiostrino doveva avere tre archi per tutti i quattro lati.


Questa prescrizione però non venne eseguita come si deduce da un’altra ordinazione del 5 febbraio 1673 perché, “ ad evitandum scandalum” come si esprimono i Definitori, l’attuale sacrestia era già costruita e sarebbe stato uno spreco inutile di denaro se l’avessero demolita per fare il chiostro a dodici archi, anziché a nove, come ora si vede.


Si sono ritrovati, nel corso dei lavori, i mancanti archi di chiusura del chiostro che, comunque erano stati costruiti, inglobati nel muro dell’attuale sacrestia il cui volume con timpano, diventa, grazie anche al recupero del percorso esterno arretrato al piano superiore  il fuoriscala dimensionale capace di conferire l’ordine gerarchico alle diverse parti dell’edificio concorrenti alla costruzione finale di questo spazio.


Si potrebbe recuperare il senso spaziale e l’uso  del chiostro, in modo completo, se si rendessero chiari i rapporti amministrativi tra il Comune di Salerno e i religiosi della chiesa di S.Anna in S.Lorenzo . Sarebbe auspicabile poter utilizzare il convento e la chiesa con i reciproci rapporti spaziali, che esistenti  un tempo, sono  ancora oggi ravvisabili ;in modo tale da promuovere il presente integrale recupero come  inizio di una più generale ed estesa riqualificazione ambientale dell’intero centro antico della città.


Oggi il restauro di S. Lorenzo costituisce un’operazione  autentica e concreta  per la storia della città di Salerno,  di cui il convento è stato testimone per mille anni e, grazie al suo  recupero diventa l’elemento catalizzatore dello sguardo in questa zona del paesaggio tra il sottostante centro antico della città ed il castello di Arechi. 


La destinazione del convento di S.Lorenzo ad edificio di servizio pubblico rafforza la valenza culturale del sito, ed il progetto  della biblioteca e dell’archivio storico in questi suggestivi spazi oltre a non stravolgere l’impianto tipologico del monumento ne rispetta il valore artistico, lo qualifica architettonicamente e lo  restituisce  al vivere  cittadino con ricadute sulla qualità urbana dell’intero quartiere ( centro storico nord ) per lungo tempo relegato a ruolo di vera e propria periferia del centro storico, anche se posizionato in zona limitrofa allo stesso. Il corpo di fabbrica presenta una superficie utile di  3100 mq circa articolata su 5 livelli. La Biblioteca e l’Archivio sono stati progettati seguendo le più moderne concezioni nel settore  pertanto possono ospitare, oltre il materiale cartaceo, i documenti conservati su supporto informatico e consultabili in rete attraverso collegamenti telematici con tutte le biblioteche nazionali .Inoltre gli antichi spazi di relazione , peraltro più suggestivi, quali  il refettorio e l’aula grande   ecc. possono esseree utilizzati per conferenze , mostre ed attività culturali in generale. Il progetto generale ha  previsto l’articolazione funzionale dell’archivio storico  e della biblioteca con l’obiettivo di pervenire in tempi brevi a soddisfare le esigenze dell’Amministrazione Comunale  rispondendo, con il presente intervento , ai requisiti di efficienza e funzionalità, che queste attività richiedono, in accordo con le esigenze del restauro e della valorizzazione del patrimonio artistico - ambientale .


L’operazione di ristrutturazione dell’edificio è stata preceduta da un approfondito  studio  sulle possibili utilizzazioni dello stesso   nel rispetto delle norme di sicurezza e seguendo i criteri di funzionalità miranti alla realizzazione di un organismo che, pur collocandosi in un’antica struttura architettonica, non rinunci ad esigenze di razionalità ed efficienza.


Nella fase di individuazione degli spazi per le due attività si è operato rispettando il tessuto  dei percorsi interni del Convento , e si sono usati gli stessi elementi architettonici esistenti  per la realizzazione e l’organizzazione degli ambienti necessari alle nuove destinazioni d’uso tenendo in considerazione :


- Individuazione degli ingressi


- Localizzazione ai vari piani


- Differenziazione dei percorsi


- Rapporti tra le attività


La creazione di una struttura culturale di tipo istituzionale nella parte alta del centro storico della città di Salerno come la Biblioteca e l’Archivio Storico Comunale  ha sicuramente una valenza notevole per la città e per il centro storico stesso e, la struttura conventuale, attraverso gli interventi programmati, risulterà idonea ad ospitare attività di tipo socio – culturali attualmente carenti.  L’edificio presenta la tipologia spaziale propria , nei rapporti, dei Conventi seicenteschi degli Ordini Minorili ed il  progetto ha tentato di interagire con essa usando la giusta dose di equilibrio che nasce dal rispetto della storia e della tradizione. L’ingresso alla Biblioteca ed all’Archivio Storico è stato individuato ad ovest dell’edificio nel punto dove è più facile il controllo dell’accesso  alla struttura e con una rampa metallica  si è collegato il convento vero e proprio con la strada ( Via S. De Renzi)  inserendola nello spazio voltato di un corpo edilizio aggiunto nel tempo alla tipologia originaria.  La creazione di questa rampa risolve il collegamento con il vano ascensore fruibile solo al primo livello a quota 2.25.  La scelta di  portare l’ingresso all’edificio in questa zona rispetta gli originari ingressi al Convento prima della costruzione di Via S. De Renzi  che, invadendo la zona a sud dell’edificio ha stravolto il rapporto che, in antico, i frati  avevano  ivi con gli orti e le fontane che,   presenti  oggi al piano interrato ne sono la testimonianza. Quindi la scelta di inventare in  questo modo l’ingresso  all’edificio  ha risolto, visto che la funzione è pubblica, il problema delle barriere architettoniche  nel rispetto della storia e degli spazi esistenti.


I locali situati al piano terra , a differenza dei piani superiori, non sono collegati tra loro e l’accesso avviene, singolarmente,  dalla strada   Via S. De Renzi. Questi verranno utilizzati come spazi per gli impianti tecnologici in modo da creare all’edificio  un vero e proprio suolo tecnologico indipendente ed a  servizio dell’intera struttura con facile accesso dall’esterno. I quattro piani fuori terra, costituenti il corpo  dell’edificio, sono la traduzione  tridimensionale della configurazione spaziale che nasce dal rapporto della regola dell’Ordine come idea progetto ed il sito del Monte Bonadies. I piani direttamente a contatto con la scala ed il corpo ascensore hanno la stessa definizione architettonica ovvero lo stesso rapporto tra spazio servente e spazio servito con una serie di celle esposte a sud e distribuite da un corridoio voltato  creano un sistema che, reiterato spazialmente, misura la lunghezza della facciata.  Questi spazi per la felice esposizione  e la giusta  misura  sono destinati per il lavoro,  lo studio e la lettura informatizzate.


Particolare importanza hanno nel progetto le sistemazione e le finalità delle due grandi sale a carattere collettivo poste al secondo livello .


La prima sala, a diretto contatto con il chiostro, denominata nel progetto “ Sala Frà Niccolò da Spinazzola” perché riteniamo giusto ricordare  l’ideatore e fondatore dell’attuale Convento nel 1617, viene recuperata nella sua spazialità in rapporto  anche ai piani superiori  con l’apertura di un grande affaccio nel suo interno.


La messa in opera di ammattonati in cotto fatto a mano, nel quale viene inserito un mosaico in ceramica smaltata, con ricercate  tonalità cromatiche simili anche nel rivestimento delle pareti, trova continuità nella tradizione che questi spazi hanno avuto nel tempo e l’uso di tecnologie quali il riscaldamento a pannelli radianti a pavimento e lo studio illuminotecnico sono finalizzate alla flessibilità che questo tipo di spazio  deve avere per l’utilizzo come sala lettura conferenze ed esposizioni.


La seconda Sala,  a questo piano, da noi denominata Sala Dieci Vele è di forma più allungata per l’aggiunta fatta nel tempo di uno spazio voltato a botte.


Questa lettura della  crescita dimensionale nel tempo viene segnalata nel progetto con la creazione di una vetrata a tutta altezza che sottolinea le due diverse spazialità. Per la Sala Dieci Vele, nome che nasce dalla configurazione delle volta sono stati utilizzati gli stessi criteri progettuali suesposti per la prima sala , con particolare attenzione alle tonalità cromatiche degli elementi di finitura, per la differente esposizione solare  riscontrata nelle due sale. Allo spazio voltato a botte  adiacente si è voluto dare un significato meno rappresentativo e  più funzionale in quanto l'edificio in questo punto ha un contatto diretto con le utenze esterne provenienti dalla grande piazza e dal Conservatorio. Questa zona diventa un punto importante di accesso e controllo all’edificio. La creazione di un soppalco di servizio per le proiezioni nella Sala Dieci Vele rafforza il carattere pubblico della stessa. Il  Chiostro, generatore della configurazione  spaziale del Convento, si duplica nelle sua dimensione  al quarto piano con un ambulacro esterno  di servizio agli spazi interni, ed è particolarmente  significativo in questo luogo  il rapporto visivo con il Castello di Arechi . A questo livello  la semplicità del rapporto tra spazi interni e spazi esterni, ne permette un uso collettivo in maniera adeguata  trovando nel giardino il collegamento naturale con il Conservatorio e la zona sovrastante la Via Salvatore De Renzi . Una particolarità  questo edificio la  nasconde nella storia cittadina  delle acque sorgive che lo hanno caratterizzato nel tempo  le cui tracce sono ben visibili nelle fontane esistenti e da ripristinare  nei corridoi del terzo  e del  quarto livello. Con il progetto si recepisce questa identità evidenziandola nella sistemazione delle Sorgive ancora in esser nella zona adiacente il Chiostro.


L’ubicazione al secondo e al quarto piano di spazi di incontro e di caffetterie interpreta in modo corretto, secondo  le disposizioni della legge Ronchey sui beni culturali, l’utilizzo pubblico di tipo culturale ed associativo dell’edificio in modo da rafforzare il ruolo fondamentale  nella riqualificazione del centro storico nord cioè parafrasando l’architetto catalano Bohigas   diventare  “ una metastasi positiva”.


Per l’intero progetto è stata verificata la rispondenza alle norme vigenti in materia di eliminazione delle barriere architettoniche consentendo l’uso di tutti gli ambienti con utenza impedita anche nei servizi igienici  con i vincoli imposti dalle caratteristiche storico - artistiche dell’edificio. Inoltre si è dato rispetto alle norme sulle vie di fuga e sulla prevenzione incendi ai sensi del R.D. 7 novembre 1942 n° 1564.


 Il Convento di S. Lorenzo, monumento in quanto tale, per la chiara definizione architettonica  permette questa osmosi di rapporti nello stesso modo come veniva  inteso da chi costruiva questi   luoghi monastici:   spazi di vita, di lavoro, di fede , di preghiera e di cultura, cioè spazi di relazione sociale . 


 


 


 


 

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    Project details
    • Year 2004
    • Work started in 2002
    • Work finished in 2004
    • Client Comune di Salerno
    • Status Completed works
    • Type Government and institutional buildings / Office Buildings / Monuments / Monasteries / Recovery/Restoration of Historic Buildings
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