Il cielo in una stanza | Massimo Valente
Realizzare un secondo progetto per un cliente penso sia uno dei sogni nel cassetto di ogni architetto. Almeno per me è stato così.
Immaginare che il lavoro fatto sia stato apprezzato e rinnovare la fiducia concessa una volta, è gratificante e sufficiente a giustificare tutto il tempo dedicato.
Far seguire ad una cosa giusta, un’altra cosa giusta, costruire lo spazio di vita delle persone, insinuarsi in mappe psicologiche, sentimentali, e percettivo-emozionali, legarle al lato economico, tutto questo non può che lasciare immaginare quali siano le incombenze e l’onestà intellettuale a cui un architetto deve sopperire.
L’appartamento di 160,00 mq, insiste in un comprensorio residenziale con piscina a Via Vallombrosa, è costituito da una serie di edifici a tre piani a tripla esposizione, ed è posizionato sulla parte più alta del colle che affaccia sul parco dell’Insugherata.
Il paesaggio non necessita di commenti e forse l’emozione più forte che ho avuto entrando in questa casa, è stata la vista del panorama che mi si è offerto davanti agli occhi, da un’altezza straordinaria, che somma quella dell’edificio di circa 30,00ml (nonostante al terzo piano la casa affaccia verso il parco su uno strapiombo), al naturale declivio della collina consentendo una lettura come da una vista a volo d’uccello. Veramente mozzafiato.
La prima impressione è stata quindi quella di dedicare tutto il lato verso il parco, con la vetrata al “L” che abbraccia un perimetro visivo di circa 18,00ml, alla zona giorno.
In questa scheda sono pubblicate immagini contrastanti e differenziate in quanto l’esigenza funzionale del cliente non corrispondeva pienamente al senso estetico/organizzativo dell’architetto. E grandi sforzi sono stati fatti per condividere alcune riflessioni e molto tempo, circa tre mesi, è passato prima che fossi io ad adeguarmi alle richieste della committenza.
C’e anche da dire che la superficie dell’appartamento rendeva certamente possibile assecondarle queste esigenze, come quella di avere una cucina chiusa ed al tempo stesso un soggiorno di dimensioni più che dignitose.
Per queste ragioni la distribuzione ha privilegiato la funzionalità rispetto forse ad aspetti maggiormente legati alla vita sociale.
Tuttavia siamo riusciti, insieme, a raggiungere una serie di compromessi, sintetizzabili nella dimensione del varco di accesso alla cucina, a tutt’altezza, con porta a scomparsa, senza mostre, per fondersi con la parete, e di larghezza tale da garantire uno scorcio sul paesaggio visibile dal soggiorno, senza violare la privacy richiesta.
La cucina della Arclinea, si sviluppa a forma di “C” definendo uno spazio ergonomico e di misure sartoriali nonostante i circa 20,00mq. Di fronte il canale di accesso/visuale è accentuato dalla penisola del piano che in quel tratto funziona come postazione per un pranzo veloce e dalla grande parete frigo-forno-dispensa.
La gerarchia distributiva ha determinato la sua posizione nel punto corrispondente al vertice della terrazza, dove lo spazio è maggiormente dilatato e consente di posizionare un ampio tavolo all’esterno, quasi fosse una proiezione di essa.
La ragione delle scelte distributive è sempre da ricercare in molteplici fattori e le preferenze finali sono sempre un equilibrio compensativo.
Nel caso specifico, oltre alla posizione privilegiata della terrazza, c’era anche un discorso di tipo tecnologico legato agli impianti condominiali.
In prossimità dell’ingresso è presente tutta una parete contenitiva su due lati che funziona come appenderia e scarpiera, nella parte più prossima ad esso, e come ripostiglio-lavanderia, isolabile per mezzo di una doppia porta scrigno scorrevole, a ridosso del bagno di servizio e della terrazza dedicata; per dimensioni si presta ad essere il luogo autonomo in cui opera la persona che aiuta la signora nelle faccende domestiche.
Questa soluzione determina uno spazio talmente riservato, per lavare, stendere, stirare, etc., quasi da non dover neppure intaccare la privacy della famiglia.
Diversamente da quanto realizzato, ho preferito inserire in questa scheda una planimetria che sposa gli assunti di partenza e che si presenta come un rettangolo puro che identifica lo spazio del living integrato con il pranzo e la cucina a vista e che, alle spalle di questa, prosegue con il paesaggio.
La scelta di fornire un bagno privato alla camera da letto, riduce la spazio di distribuzione ad un niente ma è anche privatissimo, e contribuisce a generare una pianta di una semplicità disarmante dove i percorsi griglia sono sempre organizzati dagli arredi.
La vista del parco era talmente dirompente, e i tre accessi alla terrazza dalla zona giorno più che sufficienti, da consentire di rinunciare ad uno di essi e sostituire una delle aperture con una esuberante superficie fissa trasparente di circa 10,00mq che diventa essa stessa una quadro sul paesaggio che, quando seduti sul divano, si perde a vista d’occhio verso la campagna di Roma Nord.
Realizzare un secondo progetto per un cliente penso sia uno dei sogni nel cassetto di ogni architetto. Almeno per me è stato così. Immaginare che il lavoro fatto sia stato apprezzato e rinnovare la fiducia concessa una volta, è gratificante e sufficiente a giustificare tutto il tempo dedicato. Far seguire ad una cosa giusta, un’altra cosa giusta, costruire lo spazio di vita delle persone, insinuarsi in mappe psicologiche, sentimentali, e percettivo-emozionali,...
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