Vitae | Massimo Valente

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Mi è capitato spesso che mi venisse chiesta un’idea, come se ci fosse un qualche bottone che spingendolo la generi, senza quindi capire la fatica che si nasconde dietro ad un disegno.


Un singolo foglio di carta.


Altre volte, invece, mi è capitato a me di scegliere di aiutare qualcuno.


Forse solo per empatia, ma sicuramente senza un secondo fine. Per il piacere di farlo.


I proprietari di questa casa, una coppia di ingegneri, mi è stata presentata da una di queste persone. E quando fare bene, si trasforma in riscontro, avviene una specie di magia, quasi fosse dovuta.


L’appartamento è in pieno centro a Roma, a Via della Vite, si sviluppa su circa 200,00 mq, una dimensione veramente esuberante qui, dove si trovano vicoli in cui non batte il sole.


Tra le esigenze c’era quella di avere una buona superficie per il living che avesse un tono classico, un camino, una zona dedicata all’ascolto della musica per lui che è un collezionista di vinili, uno spogliatoio all’ingresso, una cucina con una propria privacy ma al tempo stesso integrata/integrabile nel soggiorno, ed una stanza da letto con bagno e una cabina armadio.


Nell’ottica di non avere percorsi predefiniti, ma piuttosto direzioni, quest’appartamento si presta molto bene a capire quella linea sottile che sta dove finisce una cosa e ne inizia un’altra.


Questo limite può essere compatibile, come quello tra la cucina e il pranzo, oppure no.


In questi punti sovente inserisco degli elementi che fanno da trait d’union, nel vero senso del termine, sono delle grappette, cerniere di una catena che, come in un tiro alla fune, o come la linea delle onde sulla battigia, alternativamente, lega e slega gli ambienti, appartenendo un po’ ad entrambi ma al  tempo stesso gode di propria autonomia.


Vorrei analizzare la pianta partendo dalla situazione originaria, procedendo come un dottore che attraverso la diagnosi cerca la cura potenziale.


Varcato l’ingresso ci troviamo di fronte ad un portale costituito dai due pilastri che ci guidano verso un percorso che non indirizza in nessun posto specifico, o peggio virtualmente porta nell’angolo buio generato dalla parete serpeggiante che sottende la zona pranzo e che parte dal pilastro di sinistra.


In una casa di 200mq, una delle poche case in centro storico dove le finestre regalano, anche per la doppia esposizione potenziale, una buona dose di sole, si pranza in un loculo. Praticamente al buio.


Neppure ne giova la connessione con la cucina con cui è collegata facendo una gincana tra le pareti.


Stessa articolazione in merito agli slittamenti dell’asse delle porte dalla zona giorno verso il bagno, come pure la farraginosa soluzione della cabina armadio doppia.


Nonostante consideri la porta d’ingresso al pari di una parete, in quanto, una volta dentro casa raramente capita di aprirla e/o di chiuderla, vorrei iniziare proprio da questo punto la lettura del progetto.


L’idea prevede che di fronte ad essa, un grande pilastro divida lo spazio in tre settori, enfatizzati dagli arredi che gli ruotano intorno.


Come una matrioska contiene l’altro più piccolo, diviene lo spunto per un piccolo spogliatoio e, al tempo stesso, si pone come spartiacque distributivo tra servizi e rappresentanza, identificando, nella parte posteriore, lo spazio dedicato al pranzo.


Come dicevo prima, funzioni simili presentano delle compatibilità, come il pranzo che si pone baricentricamente tra soggiorno e cucina.


Nel caso in cui le funzioni siano diverse, bisogna trovare un trait d’union, una sottofunzione cuscinetto che sia a sua volta compatibile con le altre due.


Come si evince dalla pianta, la parte bassa della casa è un corridoio virtuale, enfatizzato dalla longitudinalità del divano e dell’isola della cucina.


Lungo il canale di connessione verso questa, una cornice leggermente sporgente svolge questa funzione di trait d’union.


Profonda quanto basta a contenere i vinili, segna il passaggio dall’ingresso/soggiorno ad uno spazio che non è ancora propriamente cucina.


Attraversato l’imbotte, generato dalla doppia parete attrezzata, passa sotto le finestre della cucina, in precedenza murate, definendo un piano di appoggio frontale all’isola nella parte superiore, ed un elemento contenitivo a giorno dove avere una libreria dedicata, per esempio.


Ortogonalmente ad essa il grande mobile bifacciale segnala, dalla parte opposta, l’accesso verso il bagno, direzione a sua volta accentuata dalla posizione del tavolo da pranzo, che si pone come il terzo elemento, insieme all’isola e il divano, che organizza i percorsi, questa volta della parte alta del soggiorno.


Trasversalmente segna invece l’accesso verso la zona notte.


Questa è divisa fisicamente dal muro di spina portante che è utilizzato come percorso trasversale tra la stanza di destra, in attesa di un figlio, ed il bagno, rendendolo quasi privato, in quanto comunque condiviso con l’altra camera in alto a sinistra, dedicata alla sorella.


La camera padronale è divisa in tre parti: la zona del letto, l’ampia cabina armadio a vista ed il bagno.


Come per il contenitore dei vinili, anche qui un elemento lineare si trasforma da scrivania, posta nella camera, a toletta nello spogliatoio, e  si allunga fino a definire il piano del lavabo, che essendo da appoggio si porta l’altezza costante di 72,00 cm circa.


Il soggiorno è un classico contemporaneo.


Il camino si staglia sulla parete di fondo e organizza le due finestre simmetriche che affacciano su Via della Vite.


La grande parete organizza lo spazio di fronte all’ingresso e nasconde la porta di accesso alla camera da letto.


L’uso di una porta invisibile, permette di non spezzare a metà questa superficie e di leggerla come un unico elemento.


Se da una parte la postazione della tv individua specificatamente la zona dedicata ai divani, dall’altra, la grande libreria lineare ricavata nello spessore sporgente della parete risolve la dicotomia funzionale, riunendole come nei casi precedenti.


La parte bassa è pensata come un grande piano di appoggio, ed è la possibile antagonista dello spazio di ascolto della musica potendo quindi essere utilizzata per contenere il sistema audio e gli LP.


Tuttavia chi la fa da padrona in questo spazio è il divano Chester in pelle bianca che basterebbe da solo a reggere tutta la composizione.

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