Copertura dell’Auditorium dell’imperatore Adriano in piazza Madonna di Loreto

Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo Soprintendenza Speciale per i Beni archeologici di Roma Rome / Italy / 2013

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1.    PREMESSA


Da sempre il tema della copertura costituisce uno degli archetipi più densi di attributi simbolici nella plurimillenaria pratica architettonica, e la protezione offerta da una copertura rappresenta ancora, in definitiva, un voler abitare il luogo, il tentativo di stabilire con esso un legame di reciproca appartenenza. Nel caso dell’Auditorium di Adriano, tuttavia, allo scopo predominante del proteggere se ne aggiunge un secondo: colmare il vuoto creato dallo scavo, ri-marginare il suolo.


Scavare, esplorare le proprie radici, stabilire l’indissolubilità del proprio legame con il luogo, con la terra, la roccia, la propria storia. E poi coprire, proteggere, richiudere la ferita, attraverso la costruzione di un limen – la copertura trasparente – che ci consentirà di pensare un dentro e un fuori, un prima e un dopo. E, parafrasando Wittgenstein, di poterli esplorare entrambi.


Questa ambivalenza del concetto di limen è presente con forza anche tra le linee-guida del concorso: da una parte l’attenzione alla tutela e valorizzazione dell’area archeologica, dall’altra agli equilibri consolidati del tessuto monumentale della piazza. Il nostro limen - la soglia da costruire con la copertura - separa e unisce lo spazio. E, in fondo, anche il tempo.


 


2.    QUADRO ESIGENZIALE E RISPOSTE DI PROGETTO


2.1     Aspetti ambientali


L’attuale assetto dell’area è caratterizzato da un lato dalla forte presenza di emergenze monumentali, dall’altro da una sorta di slabbramento del tessuto in prossimità dei grandi vuoti urbani di piazza Venezia e di via dei Fori Imperiali. Piazza Madonna di Loreto - vittima, in un certo senso, di tale perdita del margine - ha bisogno di ritrovare una sua identità come luogo urbano (attualmente è ridotta ad area di sosta per i taxi), che vada possibilmente oltre quella visione novecentesca in cui la presenza della esedra arborea di contorno al monumento a Vittorio Emanuele II ne costituiva l’elemento di maggiore caratterizzazione (offuscando, peraltro, la bella facciata della chiesa cinquecentesca).


L’attuale disarticolazione tra lo spazio centrale - prima area verde, ora area archeologica - e il fronte della chiesa, separati dalla sede stradale, è certamente un elemento da considerare attentamente, anche in virtù delle mutate esigenze di mobilità connesse alla chiusura di via dei Fori Imperiali al traffico veicolare.


Un secondo aspetto di rilievo è rappresentato dalla morfologia dell’area, che vede irradiarsi dal monumento a Vittorio Emanuele II un disegno a raggiera che termina sovente in maniera casuale, non potendo, le geometrie che lo generano, essere accolte dal tessuto di contorno.


A tale prepotente richiesta di centralità, cui dovrebbe far riscontro una generica, accogliente concavità dei margini (come per la grande esedra rialzata ad Est del monumento), riteniamo, invece, si debba rispondere con una richiesta di policentricità che individui proprio nell’area dell’Auditorium di Adriano uno dei suoi punti di forza. Trascinando, per effetto centripeto, anche la piazza e la chiesa di S. Maria di Loreto in questa nuova, dislocata centralità, che farà da sfondo e terminale prospettico alla passeggiata archeologica di via dei Fori Imperiali.


La nostra risposta progettuale tiene conto di queste riflessioni per dare vita ad una copertura che – mentre non smarrisce il dialogo con le forme ellittiche e concavo-convesse della sistemazione novecentesca – si propone come elemento di ri-qualificazione della piazza Madonna di Loreto divenendone il perduto margine Ovest.


La nuova sistemazione della piazza incorporerà completamente la tenue volumetria della copertura trasparente, estendendosi fino alla facciata della chiesa, quasi ne divenisse il sagrato. Sempre dalla piazza si accederà al percorso in quota che consentirà di ammirare i resti dell’Auditorium di Adriano da una angolazione ottimale, nonché di avere, nel percorso di ritorno, una vista della facciata cinquecentesca finalmente libera dal “rumore visivo” di auto, chioschi, segnaletica stradale. Elementi secondari di arredo urbano completeranno lo spazio: sedili in pietra, che nella loro disposizione risentono delle geometrie delle murature romane sottostanti; una presenza arborea non invasiva, anch’essa memoria del passato novecentesco; una lunga linea di acqua nebulizzata, quasi un’ombra proiettata, per rendere più mite il clima estivo e più accogliente lo spazio.


2.2     Aspetti conservativi


Come è stato compiutamente espresso nel bando di concorso, obiettivo prioritario della copertura resta quello di preservare nel tempo la ricchezza dei resti archeologici venuti alla luce evitandone il degrado. Al contempo, garantire la fruibilità della struttura dall’esterno; quindi: trasparenza. Coniugare conservazione e fruibilità non è sempre facile. Questo archeologi e storici dell’arte lo sanno bene. Per di più la trasparenza della copertura produce spesso effetti indesiderati dovuti anche alle modifiche subite dai raggi solari nell’attraversare lo strato trasparente. Si generano, così, alterazioni delle condizioni microclimatiche potenzialmente molto dannose quali l’effetto-serra, ma anche fenomeni di condensa che, oltre a ridurre la trasparenza (e quindi la visibilità dell’opera) possono innescare processi di degrado delle strutture stesse. La progettazione della copertura ha dunque tenuto in considerazione l'esigenza di contemperare la funzione conservativa, finalizzata alla perpetuazione del monumento nel tempo, a quella rivelativa, orientata a facilitare la lettura del contesto archeologico, la godibilità e il recupero estetico del monumento.


La soluzione da noi adottata – che verrà descritta tecnicamente più avanti – consiste nell’utilizzo di un materiale di copertura innovativo appositamente “calibrato” in modo da rispondere in maniera differenziata alle varie frequenze luminose senza che ne venga in alcun modo alterata la trasparenza (superiore a quella del vetro). Si tratta di uno speciale PMMA Colato (Polimetilmetacrilato), già sperimentato con successo su coperture di grandi opere archeologiche, non solo per la sua trasparenza e inalterabilità, ma anche per le sue elevate qualità di leggerezza e resistenza meccanica.


Associata alla soluzione PMMA – e, in qualche modo, conseguente ad essa – è la scelta della lega di alluminio per le strutture portanti. Leggerezza, inalterabilità nel tempo, grande resistenza meccanica, assenza di interventi manutentivi, reversibilità totale, qualità estetica, ne fanno la soluzione ideale in ambienti soggetti a fenomeni di corrosione e ossidazione e dove sia opportuno evitare interventi di manutenzione invasivi (quali, ad esempio, i trattamenti di verniciatura).


Per garantire condizioni microclimatiche il più possibile stabili senza l’ausilio di componenti attivi, oltre alla scelta dei materiali di copertura si è puntato molto sulla microventilazione: lungo tutto il perimetro dell’attacco a terra è presente una feritoia continua che consente l’immissione costante e non turbolenta di aria dall’esterno mentre, sfruttando l’effetto cupola della copertura e le cavità delle travi principali in alluminio, l’aria calda degli strati alti può fuoriuscire agevolmente creando una depressione sufficiente a far entrare nuova aria dalla feritoia in basso. Il “lavaggio” che si ottiene attraverso il continuo slittamento ascensionale dell’aria lungo le pareti interne della tamponatura trasparente eviterà fenomeni di condensa dovuti a sbalzi termici tra interno ed esterno. Il movimento dell’aria dovuto al sistema presa d’aria perimetrale / fori superiori di uscita - e innescato dai moti convettivi - interesserà l’intera superficie coperta, riducendo il rischio di zone di ristagno in cui potrebbero crearsi condizioni ambientali critiche sia per l’eccessiva umidità che per la proliferazione di muschi.


Per quanto riguarda l’illuminazione artificiale, è stata evitata qualsiasi prossimità di corpi illuminanti e cavidotti alle strutture archeologiche e al pavimento, risolvendo così le consuete problematiche connesse con le interferenze visive, la produzione disomogenea di calore, le inevitabili – e spesso invasive - opere di installazione.


 


3.    SOLUZIONI PROGETTUALI ADOTTATE


3.1     Soluzioni strutturali


Il concept morfologico della copertura – due gocce d’acqua che si fondono sul piano – al di là della apparente organicità della soluzione formale – corrisponde ad una puntuale lettura del contesto che risente sia delle direttrici e assi visivi di superficie che delle coordinate geometriche e spaziali del piano archeologico (Si veda il riquadro piccolo nella Tav. 01). A questa lettura – ed alla sua interpretazione progettuale – non si sottrae il concept strutturale che ipotizza, a sostegno della membrana trasparente di copertura, una serie di lame parallele orientate secondo l’asse predominante. Quello, tra l’altro, che ne minimizza l’ingombro visivo proprio percorrendo la passerella aerea di esplorazione, o provenendo da via dei Fori Imperiali.


Le lame orientate, che costituiscono l’orditura primaria della copertura, sono costituite da elementi preassemblati in lega di alluminio (due lamiere di forte spessore distanziate e rese solidali da elementi scatolari) che alloggiano, nella parte inferiore, i binari e i proiettori del sistema di illuminazione. La sezione variabile delle travi, che ne determina la forma sinusoidale con ispessimenti nei due segmenti mediani tra gli appoggi, corrisponde geometricamente allo schema di seguito riportato a titolo esemplificativo, ed è ottenuta mediante taglio laser delle lamiere. L’appoggio centrale, ricadente lungo il lato Nord del passaggio centrale tra le due aule, è anch’esso realizzato mediante struttura binata in lamiera di alluminio resa solidale da elementi scatolari. Una trave continua collega in alto i quattro pilastri centrali fornendo l’appoggio intermedio a tutta l’orditura primaria.


 


Tutte le travi sono collegate da tiranti bloccati su ogni singola lama con effetto controventante, e ancorati a terra lungo il cordolo perimetrale di fondazione (esterno alle strutture archeologiche). L’orditura secondaria, con funzione di appoggio delle lastre in PMMA della copertura, sarà realizzata mediante travetti trasparenti, sempre in PMMA, sagomati sull’estradosso per aderire alle lastre che saranno applicate con sigillante siliconico neutro a basso modulo e ancoraggi meccanici.


3.2     Soluzioni illuminotecniche


Date le caratteristiche tecniche e formali della copertura, ed il ruolo che essa svolge nel contesto urbano – una sorta di scrigno luminoso che cattura l’attenzione e invita ad avvicinarsi e guardare – il tema della luce artificiale è, necessariamente, tema progettuale di grande importanza, così come quello della comunicazione, del racconto archeologico. Anzi, nella nostra soluzione i due piani – quello della visione e quello del racconto – sono strettamente interconnessi.


Abbiamo già menzionato i proiettori nascosti nelle travi binate della copertura. Proiettori a luce calda (3000K) fascio variabile, sorgente LED, binario elettrificato per un posizionamento e puntamento di precisione. E’ una soluzione completamente integrata nella copertura, a bassissimo impatto sui consumi energetici e sulla manutenzione periodica. Circa 200 proiettori da 10W, opportunamente gestiti, tramite linee bus, da un sistema digitale programmabile, consentiranno di creare accenti dinamici di luce che metteranno in evidenza, in sequenze prestabilite, gli elementi di rilievo del complesso.


In tal modo sarà possibile isolare dal contesto i brani significativi secondo un ordine cronologico-stratigrafico, architettonico, o semplicemente funzionale. A “guidare” il movimento della luce che lambisce muri, marmi policromi, gradini, saranno quattro schermi video posti lungo i lati Nord e Sud della copertura e fruibili dall’esterno, che visualizzeranno disegni, ricostruzioni, animazioni. Il racconto della storia, quasi un percorso al limite tra il reale e il virtuale. Anzi, simultaneamente reale e virtuale.


Lungo gli stessi lati in cui sono inseriti gli schermi video, nella parte bassa prossima all’attacco a terra, il metacrilato trasparente lascia il posto a lastre di vetro fotovoltaico. La trasparenza si riduce, sfuma quasi, a schermare quelle aree di scavo non interessate da ritrovamenti archeologici. Grazie a questo espediente, però, l’intero fabbisogno energetico può essere soddisfatto dai circa 80 mq di vetro fotovoltaico, che produrranno approssimativamente 13.000 kWh/anno. Più che sufficienti a garantire il pieno utilizzo “a impatto zero” di proiettori e monitor.


3.3     Soluzioni microclimatiche


Proteggere lo scavo archeologico con una copertura trasparente è argomento tecnico di particolare delicatezza: da una parte c’è l’esigenza di difendere il monumento dalle azioni erosive di pioggia, smog, vento, dall’altra il desiderio di rendere il sito archeologico, una volta portato alla luce, aperto e fruibile visivamente, mantenendo il più possibile inalterati gli equilibri termoigrometrici spontanei di cui le strutture murarie godevano quando erano immerse nella coltre protettiva del terreno.


La copertura proposta è caratterizzata da una geometria curva spaziale, con due sommità dotate di piccole asolature nella struttura che garantiscono una calibrata ventilazione naturale, in grado di espellere l’aria più calda e umida dalla zona superiore richiamando contemporaneamente, dalle asole predisposte su tutta la zona più bassa e perimetrale di “attacco a terra”, aria nuova più secca. Questa calibrata ventilazione interna garantirà la naturale traspirazione dello scavo archeologico, senza alterare i parametri igrometrici interni all’area protetta, mitigherà i seppur ridotti e limitati fenomeni di sovratemperatura interna dovuti sia al soleggiamento diurno per effetto-serra che all’illuminazione artificiale notturna, ed eliminerà i fastidiosi fenomeni transitori di condensa sul lato interno delle lastre trasparenti.


La forma a doppia cupola ribassata della protezione trasparente proposta ha anche lo scopo di racchiudere nel suo interno (concavità verso il basso) due bolle d’aria, dinamiche e controllate  naturalmente, volte a proteggere dall’alto la massa d’aria nello scavo a diretto contatto con i rinvenimenti archeologici.


3.4     Caratteristiche dei materiali di copertura


Seguendo le indicazioni ricevute dai nostri consulenti archeologi – particolarmente riguardo ai rischi connessi con le alterazioni indotte da una copertura trasparente sul microclima – abbiamo condotto approfondite ricerche sui materiali in grado di fornire prestazioni migliorative rispetto al tradizionale vetro, sulla loro disponibilità sul mercato, sui loro costi.


Il risultato di tale indagine ci ha pienamente confermato quanto già avevamo ipotizzato (anche a seguito di esperienze precedenti) circa le qualità del Metacrilato Colato (PMMA). La Clax Italia ha, infatti, messo a punto un tipo di acrilico che, grazie all’aggiunta di specifici additivi, permette di tagliare in maniera mirata alcune frequenze dei raggi solari. Come è noto, il taglio selettivo di alcune frequenze, mantenendo la massima trasparenza su altre, permette di limitare significativamente sia l'effetto-serra che la fotosintesi clorofilliana. Questo comporta condizioni microclimatiche più stabili (minori sbalzi termici, minore evaporazione e umidità di risalita) e consente di contenere la proliferazione della vegetazione infestante.


Questa innovativa soluzione tecnologica non altera né la trasparenza né le proprietà meccaniche caratteristiche del PMMA Colato Perclax® che, anzi, è considerato uno dei materiali acrilici ad elevata resistenza meccanica, già testato per la copertura grandi opere archeologiche.


Inoltre sia le lastre di metacrilato che il vetro fotovoltaico potranno essere trattati con protettivi nanotecnologici tipo SurfaShield® G (uno strato sottilissimo di ossidi inorganici, tra cui il biossido di titanio) che riducono la tensione superficiale conferendo alle superfici trattate proprietà autopulenti: l’umidità e le goccioline d’acqua non riescono a fermarsi sulla superficie trattata e lo sporco, la polvere e le sostanze inquinanti vengono “lavate via”. Inoltre gli inquinanti organici volatili (COV), i gas di scarico delle auto e gli ossidi di azoto (NOx)  vengono decomposti depurando, così, anche l’aria.


In conclusione: la copertura da noi proposta sarà più trasparente e più leggera del vetro; sarà in grado di bloccare selettivamente alcune frequenze luminose che maggiormente favoriscono la fotosintesi; avrà una buona trasparenza ai raggi infrarossi così da limitare l’effetto-serra; produrrà tutta l’energia necessaria al funzionamento del sito archeologico; sarà autopulente e contribuirà all’abbattimento degli inquinanti presenti nell’aria.

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    Project details
    • Year 2013
    • Status Competition works
    • Type Public Squares / Urban Furniture / Monuments / Recovery/Restoration of Historic Buildings / Restoration of Works of Art
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