Padiglione Israele: Salvagente - Tipologia dei memoriali in Israele, Architettura e società

Venice / Italy / 2006

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Gli edifici memoriali e celebrativi in Israele sono costruzioni estreme: strutture che contengono un soggetto particolarmente carico di tensione, destinate ad un pubblico vasto e vario, e sorgono da un bisogno di trasmettere un messaggio chiaro in una presenza di breve durata. Questi edifici costituiscono un esempio di espressione estrema di simbolismo architettonico nella cultura. La mostra si prefigge di trattare gli edifici di memoria e celebrazione e lo stretto legame esistente fra la società e la cultura e fra l’architettura di questa società.

La prima domanda che sorge da costruzioni di questo tipo tocca l’argomento della manipolazione architettonica e della sua legittimità. In altri termini, ci si chiede se l’architettura, e l’architettura celebrativa in particolare, ha il diritto di pretendere di dominare i sentimenti dello spettatore, di suscitare una determinata esperienza, e in questo modo di plasmare una coscienza.

Le costruzioni celebrative e memoriali in Israele sono edifici che documentano, o traducono in termini tridimensionali e diretti, un avvenimento o un periodo. Il concetto che caratterizza tali edifici consiste nella loro funzione di tramite fra il passato e il presente e il futuro. Le costruzioni celebrative e memoriali in Israele creano una base di legittimità al bisogno di una società che è costretta a continuare a sacrificare vite, dal punto di vista della giustificazione della difficoltà della vita presente e del prezzo della vita futura. La narrazione storica – il passato e il lutto – non è l’intera storia. Qui gli edifici e i monumenti raccontano una storia ulteriore, storia propria del luogo. È vero che gli edifici documentano la storia, la morte e il dolore, tuttavia nello stesso tempo creano un’ulteriore prospettiva, in avanti, verso il futuro.
Ne risulta quindi che queste costruzioni rinforzano, in termini di spazio e di progettazione architettonica, i miti esistenti e il precetto sociale nel particolare contesto israeliano. L’architettura sfrutta anche, in maniera subcosciente, una piattaforma sentimentale esistente nell’ambito della società israeliana, per quanto riguarda la celebrazione e la memoria. A volte essa sfrutta anche la mancanza di difese dello spettatore, che si trova al centro di un’esperienza che possiede codici noti e riconosciuti, tali da condurlo ad una costruzione realizzata con strumenti architettonici.

La mostra si occupa della dimensione architettonica, che rappresenta il reclutamento della memoria per il futuro, tramite l’accettazione della dicotomia di due situazioni estreme – il passato e il presente di fronte al futuro, nella loro traduzione tridimensionale. La mostra, è bene menzionare a questo punto, si concentra sul complesso del fenomeno come si esprime all’interno della popolazione ebraica in Israele, che costituisce circa l’ottanta per cento della popolazione totale. Il concetto della celebrazione e della memoria fra la minoranza arabopalestinese in Israele, rappresenta un negativo completamente diverso, e non è pressoché rappresentata in opere architettoniche in Israele.

Nella storia israeliana esistono due punti fermi dominanti, che fungono da punti fissi di riferimento: la Shoah rappresenta il primo e principale momento di raccoglimento, da cui – dal trauma, dalla perdita delle persone care, dal dolore – è sorto lo Stato ebraico. Le guerre di Israele, che costituiscono il secondo punto fermo – dalla Guerra d’Indipendenza del 948, l’Operazione Sinai del 956, la Guerra dei Sei Giorni del 967, la Guerra di Attrito del 970, la Guerra del Giorno di Kippur del 973, la Guerra del Libano del 982, e tutto quanto è Salvagente;

successo fra una guerra e l’altra, appartengono al negativo israeliano, alla lotta per l’esistenza di un paese nato dalla cenere della Shoah. La giustificazione delle guerre di Israele fornisce la legittimazione del sangue che è stato versato, e rischia ancora di essere versato in futuro, e della continuazione della collaborazione indiscussa fra il sistema militare e di sicurezza e il cittadino del paese, dell’accettazione senza discussione del fatto che la lotta è uno strumento di sopravvivenza in Israele.

Il lutto israeliano non è privato, ma aggregato all’idea collettiva, e così l’espressione della celebrazione e della memoria in Israele è particolare nelle sue dimensioni, e comprende numerosi elementi al di là degli edifici stessi; ricordo visuale e ideologico di uno Stato consacrato nel sangue.

La grande quantità di strutture celebrative e memoriali in Israele non è che una parte del grande numero di elementi di celebrazione e ricordo. La quotidianità israeliana è ricca di feste e ricorrenze che immortalano eventi di argomento nazionale, di nomi di località (“Combattenti dei Ghetti”, “Percorso dei 35”), nomi di strade (da comunità a eroi), celebrazioni locali su ambulanze e equipaggiamento di emergenza, giardini pubblici, alberi, monumenti, edicole, memoriali dei Caduti, istituzioni pubbliche, siti Internet, cimiteri militari, foreste, boschi, ecc. La necessità di ricordare esiste anche in altri posti, tuttavia ciò che caratterizza Israele consiste nella quantità, nella traduzione, e nell’elaborazione architettonica.

Gli edifici presentati alla mostra sono un esempio della particolare espressione architettonica che immortala due racconti storici così diversi nel loro carattere. Con questo, dal punto di vista architettonico non si vede una differenza ideologica significativa fra il concetto della celebrazione della Shoah e la celebrazione dei caduti delle guerre di Israele. Inoltre, dal punto di vista ideologico, non si trova differenza fra il concetto architettonico di celebrazione al tempo dell’inizio dello Stato, e la celebrazione ai nostri giorni, circa cinquant’anni più tardi.
L’elemento comune a tutti gli edifici è che sono caratterizzati da un «ordine» particolare. Questo ordine è tipico degli edifici di celebrazione e di memoria in Israele, mentre non compare in altri edifici. La sostanza dell’ “ordine” consiste nelle opposizioni degli spazi, e quasi tutti gli edifici sfruttano più di una opposizione. Tipi diversi di opposizioni sono organizzati in questi edifici. Le opposizioni suggeriscono due situazioni contrarie, situazioni connesse con la rappresentazione del tempo, inteso nel senso lato di passato e futuro.
Generalmente lo spettatore si trova all’interno dell’edificio in un tempo particolare, e ne esce in un tempo diverso. Il passato e il futuro esistono nel tempo della presenza, del percorso, dell’osservazione, e durante il passaggio si verifica il cambiamento.
Questa mostra si prefigge di presentare una caratteristica particolare dell’architettura israeliana. L’architettura celebrativa in Israele crea una prospettiva duplice tramite la traduzione dei contrari negli spazi architettonici, come rappresentazione di due tipi di tempo.

La situazione particolare del duplice sguardo, all’indietro, verso l’avvenimento e il trauma che devono essere ricordati, e in avanti, verso la vita futura, trova la sua espressione anche negli edifici. Gli architetti, in quanto parte integrante della società israeliana, si preoccupano di trasmettere questo messaggio che esprime l’esperienza attraverso opposizioni. La tridimensionalità della celebrazione, che guarda indietro e avanti, è rappresentata nei seguenti modi: chiuso e aperto, buio e luce, sotto e sopra, vicino e lontano. Nei monumenti si verifica a volte attraverso una collocazione di fronte al paesaggio, o sullo sfondo di piante, che simboleggia vita, crescita e continuità. Ci sono edifici che indirizzano lo sguardo verso la lontananza, lo spazio, l’ambiente, il futuro.

La mostra, che si intitola “Tipologia della celebrazione in Israele”, propone un percorso che conduce lo spettatore attraverso un’esperienza di contrari creati con strumenti architettonici. Il padiglione presenta le soluzioni architettoniche realizzate negli edifici memoriali e celebrativi in Israele e mette in discussione l’argomento del simbolismo nell’architettura, l’esperienza architettonica, e il legame fra lo spazio e il concetto. Lo spettatore passa fra coppie di spazi
opposti che costituiscono l’espressione architettonica delle idee di base negli edifici celebrativi in Israele.

Nel padiglione ci sono tre piani. Nel piano d’ingresso è presentata la prima esperienza, rappresentata dal passaggio dal buio alla luce e dal basso all’alto. Da qui il visitatore sale allo spazio del terzo piano, spazio in cui sono illustrati con modelli, disegni e fotografie 5 edifici celebrativi e memoriali scelti. I modelli in bianco e nero sono fondamentalmente ideologici , spiegano l’espressione del concetto principale in ciascuno di essi, e analizzano quanto “c’è” e quanto “manca” nello spazio architettonico. I modelli sono eseguiti in materiali plastici, materiali che sono di per sè opposti alla pietra e al cemento tipici dei luoghi di memoria, ma al contrario dei
materiali “naturali” proprio la plastica sembra essere quello più duraturo.

Inoltre sono esposti documenti architettonici: progetti, sezioni e facciate dell’edificio, sono presentati dati dell’edificio e del progettista, e fotografie dell’edificio stesso. In questo spazio è possibile guardare fuori attraverso feritoie, e questa è un’altra opposizione presente in alcuni degli edifici. Al secondo piano, a cui si scende, si verifica l’esperienza di sotto-sopra, che si riferisce alle fotografie della fila di cipressi alle pareti. Inoltre è esposto un pannello di dati che presenta in forma grafica il numero di monumenti celeebrativi ufficiali in Israele, che fino all’anno 995 erano più di 900. (Da allora se ne sono aggiunti molti, e molti sono pure i monumenti privati situati in tutto il paese). Nel giardino del padiglione sono collocate 30 fiaccole in memoria.
Queste fiaccole si trovano su tutti gli edifici pubblici in Israele e restano accese durante le due settimane che vanno dalla fine della Pasqua al Giorno della Memoria.
Queste due settimane rappresentano tutta la storia. La Pasqua simboleggia il passaggio dalla schiavitù alla libertà, subito dopo si celebra il giorno dedicato alla memoria della Shoah e della Resistenza, e una settimana più tardi Israele celebra il giorno dedicato alla memoria dei Caduti nelle guerre di Israele, e le vittime delle azioni ostili. Al termine di questa giornata si apre la Festa dell’Indipendenza. Alla fine di queste due settimane le fiaccole sono tolte e attendono di
essere esposte l’anno successivo.

La mostra si conclude con la presentazione di un video-film israeliano composto di una scena di “Pietà” che ha un carattere universale di separazione e lutto, mentre lo sfondo musicale è costituito dalla preghiera ebraica “El male rahamim [Dio misericordioso]” che viene cantata in ogni funerale, in memoria del morto e in suffragio della sua anima. Il video-film riporta lo spettatore dalla dimensione della vastità a quella della perdita personale.

La mostra è accompagnata dal brano di una poesia di Yehuda Amichai, che offre la corona di fiori, tipica delle cerimonie di memoria e celebrazione, come salvagente per i soldati che sotto di esso sono sepolti. L’immagine della corona mortuaria come salvagente, che unisce chi giace sotto la terra e chi la depone, al di sopra, unisce il vivo e il morto, il passato e il presente e il futuro. Questa immagine ricorda l’impegno reciproco e il legame indissolubile fra i morti e i vivi, e accetta il fatto che la morte è anche dimenticanza, e che la memoria collettiva cancella la memoria personale.

Traduzione: Paola Meller
Architect Tula Amir works in Tel Aviv.
Chef degree Tadmor Hotel School in Herzliya, Israel. Graduate (A.A. Dip.) of the Architectural Association
School of Architecture, London. She holds an M.A. in sociology and anthropology from Tel Aviv University.
Teaches at the Azrieli School of Architecture at Tel Aviv University.
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    Project details
    • Year 2006
    • Status Temporary works
    • Type Exhibitions /Installations
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