«rossodisera» - nuova sede Arpa di Ferrara | Antonio Ravalli Architetti

Ferrara / Italy / 2006

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Descrizione del sito, caratteri morfologici e valenze ambientali e paesaggistiche Il progetto di ampliamento della nuova sede Arpa di Ferrara, pur investendo un area ben definita e delimitata e risolvendo le richieste dell’ente banditore entro il sito deputato, ambisce ad un dialogo più ampio con la città ed il suo sistema agricolo e paesaggistico indicando un principio insediativo ed una modalità trasformativa coerente con la struttura morfologica del sito. Un’area semplice nella sua conformazione planimetrica ma che, letta in tutta la sua estensione di spazio vuoto trasversale a via Bologna, può essere guardata come un territorio complesso per la ricchezza delle sue componenti. Un sito ‘campione’ del territorio ferrarese in cui sono ancora evidenti le tracce dell’antica destinazione agricola con la sua efficiente organizzazione idraulica fatta di scoline, fossi, canali di raccolta; delimitata da importanti assi infrastrutturali: via bologna a sud-est e la ferrovia a nord-ovest;definita ai bordi da imponenti filari di pioppi cipressini che ancor più sottolineano ed evidenziano lo spazio vuoto; ed ancora una prospettiva aperta oltre via Bologna che costituisce una delle rarissime interruzioni al sistema lineare ed una concreta occassione di connessione trasversale. Proprio in corrispondenza dell’area di intervento, letta in senso allargato, il nuovo PSC individua uno delle possibili “sistemi verdi che creano, in questo caso, la possibilità di interrompere la problematica continuità degli assi infrastrutturali di via Bologna, della linea ferroviaria e dell’autostrada per Bologna. Contemporaneamente, alcune di queste aree possono divenire parte dello stesso sistema idraulico assumendo, in funzione della loro dimensione e localizzazione, il ruolo di aree di riserva, casse di espansione, e contenimento nei momenti di maggior difficoltà del sistema di smaltimento delle acque.”(tratto dalla relazione preliminare del nuovo PSC) In questo contesto il progetto si configura come una sintesi di numerose istanze: funzionali e distributive ma anche, a scala diversa, ecologiche e paesaggistiche;l’intervento può essere inteso come un concreto strumento per mettere in atto un principio di trasformazione di una porzione di città attualmente indifferente alla struttura morfologica del territorio e al suo funzionamento. Il progetto dello spazio aperto come strumento di riqualificazione ambientale e paesaggistica Attraverso un ridisegno complessivo dello spazio aperto che si estende tra via Bologna, l’area specifica di intervento e comprende il terreno incolto sul retro del manufatto, si intende accentuare la longitudinalità del sito e le sue potenzialità luogo di connessione di una serie frammentata di spazi vuoti al suo intorno. L’attuale organizzazione dello spazio che ricalca il parallelismo con via Bologna, evidente nella sistemazione a verde e il parcheggio pubblico esistente, viene invertita nella ricerca di relazioni trasversali. Il progetto è organizzato attorno al ripristino e la ricostruzione di una rete idraulica superficiale che costituisce la spina funzionale e spaziale dell’intero sistema; a nord il fosso esistente viene prolungato fino a raggiungere il bordo dell’area di intervento, in prossimità dell’edificio piega e riprende il tracciato strutturando in diagonale l’area tra il manufatto e via Bologna. Il nuovo tracciato della linea d’acqua si deforma in due piccoli invasi in grado di assorbire esondazioni eccezionali e diventando occasione per strutturare uno spazio aperto ricco di vegetazione alofila semispontanea che rimanda alle immagini del paesaggio agrario e naturale. La spina è accompagnata da una banda arborea ed arbustiva che va a rafforzare ed integrare alcuni esemplari già presenti nel sito, il triangolo che definisce il lato ovest del sito sarà piantumato con un fitto bosco di aceri che rimanda ad un collegamento tra volumi verdi con il bosco previsto dal nuovo PSC per le aree oltre via Bologna. Un sistema di drenaggio longitiudinale dell’acqua di superficie diventa anche occasione di ridisegno dello spazio a parcheggio pubblico esistente e per il nuovo parcheggio di stretta pertinenza di Arpa, la rete di drenaggio sarà anche qui caratterizzata dalla presenza lineare di canneti. Il campo incolto sul retro dell’edificio potrebbe entrare attivamente nel progetto di strutturazione generale diventando un parco sperimentale didattico legato alle attività di laboratorio ambientale promosse da Arpa; un semplice suggerimento che racchiude però la volontà e la necessità che questo luogo continui ad essere uno spazio di relazione vuoto. Il progetto di ampliamento della nuova sede Arpa di Ferrara Il progetto di ampliamento si presenta come un anello ad un unico piano che circonda il vecchio edificio. I sistemi che lo governano sono basati su principi di alta efficienza e di basso costo secondo un profilo low_tech che ne possa garantire le alte prestazioni in termini termici e igrometrici. L’edificio esistente si presenta come un manufatto monolitico in calcestruzzo armato con un basso livello di efficienza termica. La soluzione di progetto, sempre in ottica low-tech, prevede un cappotto isolante montato a freddo sulle pareti esterne per limitare lo scambio termico accoppiato con una struttura a serra realizzata in policarbonato alveolare di ultima generazione tipo Rodeca latte da 40 mm. montato su sottostruttura metallica di 90 cm di spessore. Questa serra si dispone sulla superficie in calcestruzzo e occludendo in parte le bucature esisteni. Griglie servocomandate alla base e alla sommità permettono di controllare i flussi d’aria interno esterno. Questo dispositivo permette di utilizzare la serra in estate come intercapedine ombreggiante e parete ventilata ed in inverno come vera e propria serra e di recuperare aria riscaldata dalle quote di aperture esistenti che si affacciano direttamente nella stessa, abbattendo in maniera molto significativa il ricorso al contributo attivo generato dal campo geotermico esterno. La nuova struttura traslucida è in grado di illuminarsi e diventare sistema comunicativo, indicatore del livello di salute ambientale complessivo evidenziato nel colore di riverbero del policarbonato. Questo primo livello informativo è fruibile a più largo raggio dalla popolazione,già attraverso il dinamismo della mobilità carrabile di via Bologna. L’edificio di ampliamento parte dal riconoscimento dell’importanza della frontiera intesa come la superficie di relazione con l’esterno. Questa viene vista come il luogo di interscambio tra i due sistemi di grande e piccola scala. Se uniamo questo principio al miglior rapporto di relazione con l’esterno, prende forma un deambulatorio trasparente sviluppato su di un unico piano che unisce tutti i reparti dell’edificio. La potenzialità degli indicatori che ritmano il deambulatorio crea un livello informativo di relazione con i visitatori e, a sua volta, la snodabilità delle superfici perimetrali intorno alle preesistenze verdi crea un sottile livello di integrazione del paesaggio esterno, trascinato dentro l’edificio. La nuova piastra accerchia il vecchio edificio e costituisce la nuova chiave simbiotica di relazione tra Arpa e il sistema ambientale. Tecnicamente l’edificio si caratterizza come un sistema a piastra i cui le frontiere superiore e perimetrale reagiscono con il sistema ambientale divenendo di fatto generatori energetici passivi. Da un lato la copertura verde che ricopre la struttura orizzontale, sfruttando tecnologie ormai molto collaudate come il sistema Daku, costituisce un ottimo isolante termico, e attraverso i fenomeni evaporativi legati all’umidità presente nel substrato, genera un buon effetto di raffrescamento sugli strati sottostanti. Dall’altro il perimetro realizzato con una parete in cristallo strutturale montato a silicone su struttura in acciaio, utilizza la struttura vegetale degli alberi esistenti come protezione dal nocivo irraggiamento estivo e poter beneficiare in inverno e autunno di un positivo effetto serra. Gli alberi vengono interamente salvaguardati e sfruttati come risorse. La loro attuale presenza permette di coprire totalmente l’esposizione diretta a sud, sud-est e sud-ovest. I sistemi low_tech assumono importanza e funzionalità nella loro versatilità di impiego unita ai principi di sfruttamento tradizionale del verde. Gli alberi divengono così gli operatori principali per plasmare la forma della piastra sono esistenti. I platani e le paulonie a sud, i tigli ad est, il bagolaro e il folto gruppo dei pioppi bianchi a ovest entrano nel progetto modificando l’inclinazione delle superfici perimetrali del deambulatorio, instaurando una connessione biunivoca tra l’edificio e l’ambiente circostante. La superficie di frangia esterna diventa bordo comunicativo vibrante e simultaneamente sottolinea il rapporto filtrato con il sistema di cuneo verde dell’area di progetto, cioè condensa i valori di grande e piccola scala. I nuovi reparti vengono compattati e distribuiti strategicamente in modo da dare priorità alla facilità di interconnessione e rendere agevole la percorribilità dell’intero edificio riplasmato attorno a quello esistente. Si crea un piacevole effetto di micro_ambito urbano che permette ai reparti di snodarsi attorno al nuovo sistema di distribuzione. Ogni laboratorio è in comunicazione diretta con l’esterno attraverso un patio verde piantumato. Da qui la facilità di ricambio d’aria e filtrazione diretta di luce anche negli ambiti più centrali dell’anello di ampliamento. Il concetto di permeabilità entra a far parte anche di tutti gli spazi non strettamente operativi. Attraverso l’uso di tende per oscurare è possibile decidere seduta stante se lasciare visibili gli spazi di riunione. Chi attraversa il deambulatorio potrà così accorgersi direttamente delle fasi operative della sede. Questo genere di elementi introduce un grado maggiore di flessibilità e di partecipazione all’interno e all’esterno dell’edificio introducendo ai cittadini la consapevolezza che “ogni Parte favorisce l’educazione ambientale del pubblico e lo sensibilizza ai problemi ambientali specialmente affinché sappia come procedere per avere accesso all’informazione, per partecipare al processo decisionale e per adire le vie legali in materia ambientale”. Criteri adottati per il risparmio energetico Le esigenze di risparmio energetico e contenimento delle emissioni di prodotti inquinanti sono state affrontate attraverso la progettazione di accorgimenti tecnici ed impiantistici ben descritti nella relazione tecnica. In particolare la scelta dell’utilizzo di una centrale di produzione fluidi caldi e refrigerati, che sfrutta la geotermia del sottosuolo per il riscaldamento e il raffrescamento, rappresenta una risposta tecnologica innovativa e nello stesso tempo fortemente legata alle potenzialità del territorio ferrarese. Il tetto verde dell’edificio permette il mantenimento di un miglior isolamento termico delle superfici esposte grazie al suo costante gradiente di umidità che evaporando libera energia e attiva un sistema di raffrescamento delle superfici esposte in copertura. Il progetto come strumento di educazione e comunicazione ambientale L’ultimo punto riguarda il tema dell’educazione ambientale, e della trasmissione e la diretta comunicazione dei dati scientifici derivanti dalle diverse azioni del monitoraggio ambientale in cui Arpa è impegnata. L’intervento nella sua globalità, edificio e parco, potrà tradursi in un’ immediata e straordinaria interfaccia di comunicazione attuata attraverso la variabilità dell’illuminazione in policarbonato, ed attraverso un percorso pubblico didattico che mette in gioco in maniera interattiva e diretta i dati ambientali locali (aria, suolo, acqua), la loro misura e valore.
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    Project details
    • Year 2006
    • Client dall’Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente dell' Emilia Romagna
    • Status Competition works
    • Type Government and institutional buildings
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