Casa VF | Luca Maci

Il progetto nasce dall’esigenza di ampliamento di un fabbricato rurale edificato negli anni ’50, un parallelepipedo bianco che si erge, tra alberi di alto fusto, su un podio al di sopra del piano di campagna il cui andamento accompagna, a nord, il profilo dell’Etna all’orizzonte. L’edificio è da destinarsi ad abitazione di villeggiatura ed a sostegno dei conduttori dell’attività commerciale sul fondo.

In una prima ipotesi si è concepito l’ampliamento, coordinato con una redistribuzione degli ambienti esistenti, come un’ampia zona giorno racchiusa da un involucro continuo, un’unica superficie avvolgente ripiegante in verticale sui lati a sud, creando una vera e propria schermatura solare. Gli sbalzi sul podio, anch’esso rimaneggiato nei contorni, ed i diversi sistemi di collegamento, puntuali e discontinui, separati nella loro autonomia compositiva (praticamente accostati, per sommatoria) sono stati organizzati per enfatizzare la sospensione dell’involucro principale come oggetto fluttuante sul terreno.

Un nastro vetrato apre l’abitazione al paesaggio, senza alcuna discontinuità, in una cornice muraria orizzontale che permette la massima visibilità possibile.

Successivamente ad una verifica con la committenza, dando risposta ad alcune specifiche richieste avanzate, si è ridimensionata la superficie coperta ripartendo la volumetria su due livelli, mantenendo fermo l’uso di superfici continue, così raddoppiate, intersecatesi, tra loro e con il parallelepipedo originario, in una logica compositiva di complementarietà.

Le scatole murarie si scompongono, le superfici si piegano e s’inclinano assumendo di volta in volta connotazioni e funzioni differenti. Permane, come nella prima ipotesi, la separazione fenomenologia dell’ambito privato dell’abitazione nei confronti dell’intorno (aperto alla fruizione esterna) attraverso la sospensione dei corpi; ancora una volta gli accessi puntuali si caricano della funzione simbolica del rito di passaggio.