Elysium | Silvia Suzzi

Gli elementi c’erano già tutti: un racconto appassionato e competente di “nasi”, di ingredienti sorprendenti, di alchimie e mescolanze inebrianti, dell’odore di cipria della nonna... uno spazio con un cielo affrescato che meritava una nuova vita, un nome evocativo che ti riporta sui banchi del liceo per poi condurti verso l’infinito “Tutti il demone nostro subiamo e poi raggiungiamo l’ampio Elisio; e in pochi vaghiamo nei campi felici fino a che un diuturno soggiorno, concluso l’intero ciclo, non abbia rimosso la macchia contratta e deterso sia il senso celeste che il fuoco di spirito puro.” (Eneide VI, 743 - 747) Niente altro da aggiungere ma molto da valorizzare: una tinta preziosa per tutte le pareti, qualche sfondamento spaziale grazie a specchi strategicamente posizionati, un “tappeto” riflettente in acciaio cromato lucido, espositori "mobili" in policarbonato che svolgono la loro funzione senza essere invadenti, un’illuminazione sapiente rigorosamente LED.