Una porta per Porto Maurizio | Stefano Ambrogio
Imperia / Italy / 2006
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Ci avviciniamo a Porto Maurizio chiedendoci quale sia il modo migliore per prendersi cura di questo paesaggio. Tutto ci sembra carico e fitto, troppo spesso la nostra civiltà più recente ha lasciato cadere su questa fragile geografia segni difficili da assorbire e metabolizzare.
Vorremmo un’architettura capace di togliere peso al territorio e ridargli naturale leggerezza: è possibile un’architettura sensibile al volgere delle stagioni?
Il nostro progetto vuole disegnare una rete di percorsi e di luoghi (ognuno con una specifica qualità e carattere) capaci di porre in forme nuove il rapporto tra l’uomo e il paesaggio tradizionale. Nel tratto tra il ponte sulla foce del fiume Prino e via Tommaso Littardi il terrapieno della strada Aurelia viene rimosso e sostituito da un ponte cessando così di essere una barriera difficile da valicare tra gli spazi che stanno a monte e a valle della stessa strada.
Un filare di ciliegi segna il confine di un parcheggio nascosto e ombreggiato dai pini marittimi.
La pavimentazione in terra stabilizzata consente al terreno di mantenere la naturale permeabilità riducendo l’impatto visivo e ambientale in una zona delicata come quella della foce del fiume. Il tracciato della ferrovia viene trasformato in percorso ciclo-pedonale e diventa al tempo stesso occasione di conservazione della memoria del passaggio dell’infrastruttura e possibilità di una nuova lettura e fruizione del paesaggio. Un filare di cipressi ne sottolinea la presenza sin da lontano. Le principali opere di ingegneria (ponti, tratti in galleria – opportunamente illuminati) vengono mantenute e lungo il percorso si attrezzano piccole costruzioni che contengono servizi per gli utenti (fontane, docce, servizi igienici, etc.); i materiali impiegati fanno riferimento al repertorio delle costruzioni rurali tradizionali: laterizi e pietre a secco per le murature ed esili strutture in legno o metallo (quasi a ricordare le serre o i tralci delle vigne) per ombreggiare le aree di sosta e riposo; i caselli ferroviari diventano
invece punti di informazione storico culturale sul territorio attraversato e possono ospitare anche piccoli esercizi commerciali per il ristoro e l’assistenza dei fruitori.
La pavimentazione del percorso, un sottile nastro colorato nel paesaggio, si va ad insinuare talvolta negli spazi aperti circostanti penetrando in giardini o protendendosi verso il mare.
Un parco si estende nella parte sud-occidentale dell’area di progetto, dal mare lungo Via dei Giardini, tra le costruzioni esistenti, insinuandosi tra orti ed edifici privati fino a raggiungere un’area attrezzata per lo sport in continuità con l’esistente campo di atletica. Le “isole fiorite” e i gruppi di alberi raccolgono una grande varietà di specie: bocche di leone, ranuncoli, garofani, ginestre e mimose, rose, camelie compongono un paesaggio al tempo stesso surreale e carico di riferimenti alla tradizione agricola locale. Nei pressi della Torre Bonazza viene mantenuta la funzionalità dell’alaggio e davanti all’antica costruzione si apre una piccola piazza, luogo di conservazione di memorie lontane e teatro rinnovato di consolidate relazioni tra l’uomo e il mare.
Oltre i glicini si raggiungono le spiagge, i luoghi dei giochi estivi. Lungomare Cristoforo Colombo (aperto soltanto al traffico dei residenti) è punteggiato di palme e ospita chioschi ed attrezzature per il turismo. Il progetto ed il percorso di avvicinamento a Porto Maurizio si concludono a nord-est dove il lungomare incontra nuovamente la strada Aurelia: dal mare una esile torre e un sovrappasso pedonale consentono di risalire il pendio fino alla sede dell’Università attraversando un nuovo giardino che si appropria di una vasta area libera ed ospita tra i muri a secco delle terrazze i fiori e i colori della terra ligure.
Vorremmo un’architettura capace di togliere peso al territorio e ridargli naturale leggerezza: è possibile un’architettura sensibile al volgere delle stagioni?
Il nostro progetto vuole disegnare una rete di percorsi e di luoghi (ognuno con una specifica qualità e carattere) capaci di porre in forme nuove il rapporto tra l’uomo e il paesaggio tradizionale. Nel tratto tra il ponte sulla foce del fiume Prino e via Tommaso Littardi il terrapieno della strada Aurelia viene rimosso e sostituito da un ponte cessando così di essere una barriera difficile da valicare tra gli spazi che stanno a monte e a valle della stessa strada.
Un filare di ciliegi segna il confine di un parcheggio nascosto e ombreggiato dai pini marittimi.
La pavimentazione in terra stabilizzata consente al terreno di mantenere la naturale permeabilità riducendo l’impatto visivo e ambientale in una zona delicata come quella della foce del fiume. Il tracciato della ferrovia viene trasformato in percorso ciclo-pedonale e diventa al tempo stesso occasione di conservazione della memoria del passaggio dell’infrastruttura e possibilità di una nuova lettura e fruizione del paesaggio. Un filare di cipressi ne sottolinea la presenza sin da lontano. Le principali opere di ingegneria (ponti, tratti in galleria – opportunamente illuminati) vengono mantenute e lungo il percorso si attrezzano piccole costruzioni che contengono servizi per gli utenti (fontane, docce, servizi igienici, etc.); i materiali impiegati fanno riferimento al repertorio delle costruzioni rurali tradizionali: laterizi e pietre a secco per le murature ed esili strutture in legno o metallo (quasi a ricordare le serre o i tralci delle vigne) per ombreggiare le aree di sosta e riposo; i caselli ferroviari diventano
invece punti di informazione storico culturale sul territorio attraversato e possono ospitare anche piccoli esercizi commerciali per il ristoro e l’assistenza dei fruitori.
La pavimentazione del percorso, un sottile nastro colorato nel paesaggio, si va ad insinuare talvolta negli spazi aperti circostanti penetrando in giardini o protendendosi verso il mare.
Un parco si estende nella parte sud-occidentale dell’area di progetto, dal mare lungo Via dei Giardini, tra le costruzioni esistenti, insinuandosi tra orti ed edifici privati fino a raggiungere un’area attrezzata per lo sport in continuità con l’esistente campo di atletica. Le “isole fiorite” e i gruppi di alberi raccolgono una grande varietà di specie: bocche di leone, ranuncoli, garofani, ginestre e mimose, rose, camelie compongono un paesaggio al tempo stesso surreale e carico di riferimenti alla tradizione agricola locale. Nei pressi della Torre Bonazza viene mantenuta la funzionalità dell’alaggio e davanti all’antica costruzione si apre una piccola piazza, luogo di conservazione di memorie lontane e teatro rinnovato di consolidate relazioni tra l’uomo e il mare.
Oltre i glicini si raggiungono le spiagge, i luoghi dei giochi estivi. Lungomare Cristoforo Colombo (aperto soltanto al traffico dei residenti) è punteggiato di palme e ospita chioschi ed attrezzature per il turismo. Il progetto ed il percorso di avvicinamento a Porto Maurizio si concludono a nord-est dove il lungomare incontra nuovamente la strada Aurelia: dal mare una esile torre e un sovrappasso pedonale consentono di risalire il pendio fino alla sede dell’Università attraversando un nuovo giardino che si appropria di una vasta area libera ed ospita tra i muri a secco delle terrazze i fiori e i colori della terra ligure.
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Ci avviciniamo a Porto Maurizio chiedendoci quale sia il modo migliore per prendersi cura di questo paesaggio. Tutto ci sembra carico e fitto, troppo spesso la nostra civiltà più recente ha lasciato cadere su questa fragile geografia segni difficili da assorbire e metabolizzare.Vorremmo un’architettura capace di togliere peso al territorio e ridargli naturale leggerezza: è possibile un’architettura sensibile al volgere delle stagioni?Il nostro progetto vuole disegnare una rete di percorsi e di...
- Year 2006
- Status Competition works
- Type Waterfront
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