“Riti del costruire”: una struttura multireligiosa per Roma Tre

Rome / Italy / 2007

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La struttura temporanea è nata dalla collaborazione di gruppo di studenti della Facoltà di Architettura di Roma Tre, insieme a Caterina Padoa Schioppa e Stefan Pollak, nell’ambito di un workshop didattico-sperimentale che proponeva la messa in opera di una piccola struttura temporanea,costruita con materiali di riciclo, da adibire a luogo dei diversi culti religiosi e spiritualità laiche all’interno dell’Ateneo. “Riti del costruire” è il titolo simbolico che si è dato a questo progetto e che rivela la sua duplice ambizione: da un lato usare un’esperienza di percezione, di conoscenza e di costruzione dello spazio come campagna di sensibilizzazione al tema della molteplicità culturale e religiosa, e riconoscere così allo spazio progettato la funzione creativa di manifestazione materiale e formale dei cambiamenti sociali e culturali della nostra società; dall’altro verificare, in ambito accademico, le potenzialità didattiche di un’esperienza completa, che va dall’ideazione alla fabbricazione di un manufatto e che fa dei conflitti funzionali (lo spazio simbolico condiviso) e dei vincoli materiali (il budget di poche migliaia di euro) i fattori trainanti di processi creativi e di sperimentazioni formali. Per collocare la struttura temporanea si è scelto il giardino della Vasca Navale: un luogo incerto, con l’imponente presenza di un edificio in rovina, ancora abbandonato e in disuso, con una vegetazione spontanea piuttosto rigogliosa, in una zona della città che gode della vicinanza al Tevere e dove, negli ultimi anni, si sono installate gran parte delle nuove sedi dell’Università di Roma Tre. Rilevare le virtualità del contesto è un primo doveroso atto di conoscenza, soprattutto per integrare gli aspetti immateriali, e perché ci induce a ragionare sulla relazione che si vuole stabilire tra l’architettura e il suo paesaggio. Il risultato è una tenda sospesa, un tessuto alveolare, interamente fatto di cartoni riciclati; una struttura organica, articolata, complessa (sono più di duemila triangoli estrusi) aperta, bucata verso il cielo e al tempo stesso avvolgente, che contempera il senso di libertà e di protezione, sotto la cui ombra si è riunito un gruppo di circa settanta per inaugurare lo spazio che, per una settimana, è rimasto aperto all’uso libero e spontaneo come luogo per la meditazione, il silenzio o '>http://incontro.Partendo'> dal triangolo, con la variazione di un solo parametro (la lunghezza dei lati) si sono fissate tre sagome base (A, B e C) con le quali comporre tre diversi poliedri che, opportunamente combinati, permettono di realizzare quasi ogni tipo di curvatura. Poi, stabilite le regole di assemblaggio basate sulla crescita per esagoni, si è costruito un catalogo di superfici corrispondenti a cinque diversi gradi di curvatura. Grazie alla deformabilità del cartone che riesce ad assorbire l’errore (le facce sovrapposte tra il pezzo A, B e C non combaciano!) questo catalogo mette nelle condizioni di sviluppare una superficie complessa potenzialmente a doppia curvatura: un vero e proprio tessuto alveolare. Dal contesto virtuale, per assecondare l’idea di rito dinamico che usa lo spazio come viatico – proprio come gli ospiti della tavola rotonda avevano consigliato – con manipolazioni geometriche ed interpretative sui tracciati, si è ricavata una giacitura, collocata nella regione di massima visibilità dall’ingresso del giardino e con condizioni di rumore, di soleggiamento e di esposizione ai venti mediamente buone. Da questa giacitura, con un salto di scala e con un attento sviluppo delle geometrie, anche in funzione delle curvature che gli esperimenti sul cartone indicavano come ottimali, si è disegnata l’organizzazione planimetrica della struttura: una forma vagamente ellittica, con l’asse maggiore puntato alla Mecca (per rispettare i dettami dell’Islam) e con due pareti continue di cui una posta a riparare tutto il lato orientale (come da tradizione cristiana) e articolate in modo da segnare con forza un ingresso situato in corrispondenza del viale che attraversa il giardino, e un’uscita all’estremità opposta. Per delimitare uno spazio con pochi elementi che lo circoscrissero e al tempo stesso lo rendessero permeabile – come metafora dell’apertura al dialogo e alla diversità – si è immaginato che le due pareti, fatte con il tessuto alveolare in cartone, fossero molto basse e staccate dalla copertura. La superficie di inviluppo complessiva – ottenuta dai diagrammi sulla dinamica dei riti in funzione dell’ergonomia – opportunamente adattata alle proprietà costruttive del tessuto alveolare e alle disposizioni tecniche (come la necessità di evacuazione delle acque) è stata interpretata come la sagoma di una copertura sospesa che con la sua ombra articolata e complessa avesse la forza sufficiente per marcare simbolicamente il territorio. A terra per evidenziare la soglia di questo passaggio si è optato per tappeti in juta.
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    La struttura temporanea è nata dalla collaborazione di gruppo di studenti della Facoltà di Architettura di Roma Tre, insieme a Caterina Padoa Schioppa e Stefan Pollak, nell’ambito di un workshop didattico-sperimentale che proponeva la messa in opera di una piccola struttura temporanea,costruita con materiali di riciclo, da adibire a luogo dei diversi culti religiosi e spiritualità laiche all’interno dell’Ateneo. “Riti del costruire” è il titolo simbolico che si è dato a questo progetto e che...

    Project details
    • Year 2007
    • Work started in 2007
    • Work finished in 2007
    • Client Università degli studi Roma Tre
    • Status Temporary works
    • Type Churches / Mosques / Synagogues / Temples
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