Trasformazione del SANTA BARBARA HOSPITAL a Gela (CL) | GAETANO LICATA - GIUSEPPE MARSALA

Facciate, ampliamento corpo scala, mensa, R.S.A. , orientamento Gela / Italy / 2013

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L’edificio della Clinica Santa Barbara, oggi SANTA BARBARA HOSPITAL, è parte integrante di una speciale storia della modernità e del progresso che ha avuto campo di sperimentazione a Gela, nel quartiere “Macchitella”. L’iniziatore di questa esperimento – l’insediamento di uno stabilimento petrolchimico a Gela e parallelamente la realizzazione di un nuovo quartiere-giardino per i quadri e gli impiegati dello stabilimento – è stato Enrico Mattei, già presidente dell’ENI, una delle personalità più importanti nella modernizzazione dell’Italia negli anni ’50 e ’60, sostenitore dell’idea che all’industrializzazione corrispondesse sempre un aumento del benessere sociale. Il progetto del quartiere per 10.000 abitanti era stato affidato inizialmente a Edoardo Gellner e successivamente agli architetti Nizzoli ed Oliveri. Solo una parte fu realizzata, ma decisiva per la qualità finale è stata la scelta di eseguire parallelamente alle residenze anche i servizi: scuole, impianti sportivi, centro commerciale, chiesa, asili. Oggi il quartiere “Macchitella” è meta degli abitanti del resto della città come luogo per il passeggio, lo svago e il tempo libero, in questo senso forse unico caso di quartiere moderno in Sicilia. Tra i servizi realizzati già nel 1966 vi fu l’edificio per la Clinica Santa Barbara, eseguito su progetto dello Studio Bacigalupo e Ratti di Milano, con la doppia funzione di hotel e piccolo ospedale. Dopo pochi anni dall’entrata in funzione, l’edificio – composto da due corpi orizzontali pressoché uguali per dimensioni e tipologia, separati da un terzo che contiene due scale identiche ma divise da un muro centrale – registra una storia di trasformazioni continue, per adeguarsi alle mutevole condizioni sopravvenute. Nel 1980 l’edificio e la clinica sono stati venduti e privatizzati e in questa occasione è avvenuta la prima trasformazione: l’unificazione dell’edificio, del suo uso ospedaliero e del suo sistema di distribuzione, avvenuti semplicemente attraverso l’apertura di varchi sul muro centrale di separazione delle due scale, in corrispondenza dei pianerottoli di arrivo ai piani. Da allora diverse modifiche ed adeguamenti frammentari hanno messo a dura prova l’edificio, che grazie alla sua chiara struttura tipologica e costruttiva ha ben resistito. Dal 2006, il nuovo presidente della clinica ha fatto suo un programma di sviluppo orientato verso una struttura ospedaliera all’avanguardia per il servizio offerto. In questo aumento di qualità rientra l’ammodernamento, la rifunzionalizzazione dell’edificio in cui la clinica opera e l’aumento degli standard di comfort di tutta la clinica – per i pazienti, per il personale e per il pubblico. Da allora, senza mai sospendere per un solo giorno il funzionamento della struttura, sono state realizzate diverse operazioni di trasformazione tutt’ora quasi completate. Le singole trasformazioni, vista proprio l’essenza dell’ospedale come una struttura organica, dinamica ed in continuo cambiamento, sono passate da interventi ed incarichi puntuali, via via verso un incarico unitario e duraturo di “alta manutenzione e cura” dell’edificio, parallelamente al continuo variare delle esigenze funzionali, delle norme, delle direttive aziendali, fino alle nuove strategie di comunicazione generale dell’azienda. Potrebbe sembrare logorante lavorare ad un progetto che non “si conclude” mai e rimane sempre aperto, ma proprio questa condizione di perenne “apertura” si è rivelata centrale in questo progetto: l’edificio esistente ha richiesto una continua e rinnovata comprensione del suo funzionamento, dei suoi meccanismi di uso, senza grandi preoccupazioni di dare forma alle soluzioni delle questioni ogni volta poste e da risolvere. La forma finale delle operazioni da eseguire è “arrivata” ogni volta quasi da sola, e quando è “arrivata” si è mischiata con quella dell’edificio esistente che a sua volta si era già precedentemente trasformato. Le operazioni di trasformazione 1. La nuova facciata. Gli armadi a „taglio termico“ Occuparsi della facciata della clinica in sostanza ha significato occuparsi del modulo vetrato che nella maggior parte dei casi si trovava in una loggia, a chiusura del lato corto della retrostanti camera dei pazienti o dei medici. E’ stata prevista la demolizione dei preesistenti armadi a muro, inglobati nelle pareti di divisione tra le camere, e la loro sostituzione con nuovi armadi in legno integrati nel rinnovato modulo-infisso di facciata. Ciò è stato possibile solo attraverso la realizzazione di un armadio a “taglio termico”, inglobato nel modulo che ne garantisse le stesse caratteristiche termiche. Questo nuovo elemento-armadio in facciata, regolare e riconoscibile, riesce a ritmare la facciata anche perché, garantendo la necessaria protezione alla vista dall’esterno verso le camere, ha consentito di poter sostituire la antistante balaustra opaca esistente con una balaustra in vetro trasparente. Quindi la nuova facciata dell’edificio risulta come effetto di un “progetto d’interni” delle camere e si è manifestata nella sua completezza nel corso di un paio di anni attraverso la sua lenta realizzazione, modulo dopo modulo, a seconda del piano di occupazione delle camere. 2. L’ampliamento del corpo scala. L’innesto verde Si è trattato della operazione di trasformazione più consistente effettuata sulla clinica, proprio perché si è intervenuto nella scala principale dell’edificio, parte molto sensibile per il funzionamento dell’intero ospedale, funzionamento quotidiano che non poteva mai essere sospeso durante il cantiere. Il corpo scala esistente fungeva da doppio elemento di collegamento orizzontale tra i due corpi di fabbrica e da collegamento verticale tra i piani attraverso le due scale gemelle. Qui si è resa necessaria la costruzione di un nuovo ascensore per il pubblico, per meglio separare i percorsi pubblici da quelli dei pazienti e quella di un nuovo ascensore portavivande, per meglio isolare il tratto delle sale operatorie al secondo piano. Oltre alla sua valenza tecnica distributiva, questo corpo scala centrale assolve contemporaneamente ad un compito comunicativo interno, dove pazienti, medici, personale e pubblico si incrociano quotidianamente. Consapevoli di questo ruolo nevralgico si è deciso di operare un “innesto” formato da: una torre ascensore esterno, tre finger, due passerelle e un portavivande. Queste parti formano insieme uno strano “oggetto”, incastrato nella nuova superficie vetrata dell’ampliamento del corpo scala, da fuori verso dentro. L’innesto è stato rivestito di PVC di un unico colore verde nelle sue parti esterne, mentre all’interno e nel pavimento di colore grigio, come tutta la nuova pavimentazione dell’ospedale, contribuendo a costruire così una continuità tra parti diverse. L’innesto verde è diventato un elemento di doppia comunicazione e orientamento, interno per il personale e i pazienti, esterno per i visitatori, i pazienti e gli ospiti, come il segno di uno speciale cambiamento in corso. 3. La nuova mensa del personale. Il tavolo bianco Nell’ambito della riorganizzazione degli spazi per il personale sono stati destinati due moduli funzionali, nelle vicinanze delle cucine, alla realizzazione di una piccola mensa per il personale medico, per infermieri e per gli impiegati dell’amministrazione della clinica. L’incrocio tra le caratteristiche fisiche di questo spazio, (seminterrato con una sola striscia alta di finestre, con pianta pressoché quadrata ed un setto quasi centrale) e l’ampliamento della funzione iniziale, da mensa verso uno spazio di relax e di incontro del personale anche fuori dagli orari di lavoro quotidiano, hanno determinato le scelte sui materiali sui colori e sugli arredi. Si è realizzato un grande unico “tavolo bianco” a forma di ferro di cavallo e che ingloba il setto centrale. Il tavolo è stato modellato in modo da essere usato contemporaneamente in più modi: seduti su sgabelli alti attorno ad esso per consumare un pasto, in piedi ai suoi estremi con la possibilità di avere di fronte un interlocutore, o infine seduti nella sua parte interna su dei cuscini/poltrone in poliuretano che possono essere traslati facilmente. Un grande armadio raddoppia la parete di fondo e accoglie alcune attrezzature e accessori (TV, computer, macchina del caffè e bevande, libreria). Il controsoffitto si sagoma per far entrare più luce possibile dall’unica fonte in alto. Il bianco e le sue variazioni di ombra ampliano lo spazio, solo il verde delle poltrone mobili contrasta con questo sfondo tridimensionale in cui il tavolo, le pareti l’armadio e il controsoffitto si unificano. 4. La nuova Residenza Sanitaria Assistita. La grande casa In sostituzione del centro congressi e dell’amministrazione della clinica, situati nel piano rialzato del corpo di fabbrica sul lato mare, si è resa necessaria la progettazione e realizzazione di una nuova funzione sanitaria affine, ma con caratteristiche differenti rispetto al resto dell’ospedale: una Residenza Sanitaria Assistita per 20 posti letto. Qui, trovano posto ospiti per lunghi periodi post-ospedalieri, o adulti e anziani non autosufficienti. Proprio la lungodegenza ha motivato l’organizzazione di questa funzione sotto forma di una “grande casa” collettiva, con funzioni private (le camere con bagno), funzioni di supporto per il personale (servizi, infermerie, parrucchieria, palestra, visite mediche, spogliatoi) e spazi comuni per gli ospiti (relax, TV, mensa, lettura, tempo libero). Sono state demolite tutte le pareti divisorie esistenti all’interno dello spazio a disposizione per questa nuova funzione, lasciando solo le strutture costituite dai pilastri, da alcuni setti e dai cavedi degli impianti. Su questa restante griglia strutturale/tipologica/impiantistica dell’esistente, sono state realizzate nel lato del giardino le camere, e verso la strada pubblica i servizi comuni, lasciando nella zona centrale una serie di corpi bassi (2 metri) in un grande corridoio percorribile e illuminato. Si è fatta attenzione a tenere gli spazi comuni non separati dal resto, ma facilmente e liberamente fruibili dai pazienti e visitatori. Continuando ad utilizzare la tipologia della facciata dei piani superiori con moduli vetrati e armadi in legno, si è cercato di mantenere il più possibile trasparente le facciate, in modo che la lungodegenza all’interno della RSA fosse mediata dalla continua presenza degli spazi esterni (giardino e strada pubblica), presenza gestibile e regolabile attraverso delle tende e dei sistemi di frangisole. Una grande finestra orizzontale sul prospetto corto del blocco, sul lato mare, è stata ritagliata per inquadrare la vista del gruppo di alberi, della spiaggia e del mare che si trova ad una distanza di circa 50 m. Alla ripetizione dei moduli abitativi e all’ordine dei servizi per il personale, si contrappone il grande spazio comune per le attività dei pazienti e degli ospiti, come un grande spazio trasformabile e libero, da “riempire” appunto con la vita che vi si svolgerà dentro, imprevedibile e in continuo cambiamento, in cui gli ospiti e i loro cari sono quotidianamente gli attori principali. 5. Interni e orientamento Parallelamente alla trasformazione degli interni della clinica è stata implementata la nuova strategia di orientamento dell’edificio, attraverso delle strisce colorate che, a partire dal corpo scala, accompagnano i pazienti e visitatori ai vari reparti, così come la progettazione di nuovi sistemi di comunicazione e segnaletica interna ed esterna. (G.L., 30.06.2014)
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    L’edificio della Clinica Santa Barbara, oggi SANTA BARBARA HOSPITAL, è parte integrante di una speciale storia della modernità e del progresso che ha avuto campo di sperimentazione a Gela, nel quartiere “Macchitella”. L’iniziatore di questa esperimento – l’insediamento di uno stabilimento petrolchimico a Gela e parallelamente la realizzazione di un nuovo quartiere-giardino per i quadri e gli impiegati dello stabilimento – è stato Enrico Mattei, già presidente dell’ENI, una delle personalità più...

    Project details
    • Year 2013
    • Work started in 2008
    • Work finished in 2013
    • Main structure Mixed structure
    • Client SO.GE.SA. S.p.A. Presidente Dott. Francesco Crimaldi Via Minerbio, 1 93012 GELA (CL)
    • Contractor Edilizia TR EDIL Ruta / Tilaro 93012 GELA (CL) _ Falegnameria e infissi GIUSEPPE BARBERA Via Ugo La Malfa, 76 90014 CASTELDACCIA (PA) _Facciata corpo scala GRECO SERRAMENTI Via S.S. 185 98034 FRANCAVILLA DI SICILIA (ME) _Pavimenti F.lli VALENTI Via Caravaggio 10 97100 RAGUSA
    • Cost 1.500.000,00
    • Status Completed works
    • Type Hospitals, private clinics / Nursing homes, rehabilitation centres
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