Installazione Stefano Boeri

Experimental Architecture per l'11. Mostra Internazionale di Architettura Venice / Italy / 2008

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Giù dal piedistallo
Argomenti a favore di un'etica urbana non antropocentrica


Le grandi emergenze ambientali, l'incremento demografico inarrestabile, l'urbanizzazione estensiva del pianeta, la distruzione di immense risorse naturali, in altre parole il rischio effettivo di un vero e proprio suicidio di specie, ci spingono oggi a considerare la necessità di un pensiero del mondo che si occupi della sopravvivenza dell'umanità non più curandosi solo dei principi, dei valori, delle esigenze della nostra specie, ma piuttosto collocando questi ultimi entro una visione più ampia del futuro del nostro pianeta. Una visione che - da un'ottica etica - potrebbe far parte di un approccio non antropocentrico legato ai fenomeni urbani.

Non vi è dubbio che sia la condizione urbana il primo banco di prova di questa nuova etica. Il favorire una concezione etica non antropocentrica significa dunque avanzare una nuova concezione dell'urbanità, intesa proprio nel senso di un'umanità che si localizza entro un contesto spaziale, dove al posto di una predestinata egemonia si realizza una progettata coabitazione con il caleidoscopio della vita. Significa affermare una distribuzione equa delle condizioni di mobilità sociale; sperimentare la convivenza di specie differenti; proporre un rapporto diverso con le componenti della natura vegetale. Significa introdurre un'etica inclusiva delle politiche urbane, che protegga principi e valori che riguardano l'intera ecosfera.

Una biopolitica urbana non antropocentrica deve presumibilmente saper osservare la condizione urbana, disponendosi a non convocare subito le istanze - costitutivamente antropocentriche - della storia e dell'ideologia evitando così di cadere nelle usurate antinomie tra periferia e centro, tra pubblico e privato, tra locale e globale. Al loro posto deve convocare una nuova geografia descrittiva che osservi le popolazioni urbane e i loro equilibri spaziali ed economici da un punto di vista evolutivo, come parte di una più generale grammatica generativa dello spazio.
Nella prospettiva di un ecosistema urbano composto da energie con caratteri e traiettorie differenti, lo studio dei “modi di cambiare” di ogni spazio abitato potrebbe diventare un modo per considerare i fenomeni di estensione dell’urbanizzato come limiti imposti ad altre forme di vita; o per individuare nei processi di decrescita e ritrazione della presenza umana sul territorio un’azione di ricolonizzazione da parte della natura vegetale e animale.
Così come dovrebbe, per fare un altro esempio, considerare la ricombinazione delle biodiversità umane indotta dai fenomeni migratori come uno straordinario generatore di vincoli e di opportunità per l'intero caleidoscopio della vita; e non solo come un fattore di rischio sociale.
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