duecentosessantamq | Simone Bossi

Levico Terme / Italy / 2012

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In a little town in the north of Italy, close to the city of Trento, there is a private park close to a small lake. A worthless and unused tennis court was the reason for an international art competition called 260MQ organized by studio supergulp (firenze - italy)with the aim to achieve a new space quality. The work is a site specific pavillion that describes the surroundings, underlines the importance of the elements playing with: light, water, stone, wood. Visitors can enter into the opera, walking trough the wooden boards, sit in a small patio on a stone. They can relax for a while and consider what they have around. The pavillion can also be used for events and concerts as a real scenography where characters can dissappear or silently walk in the dark water that constantly reflects the sky. [IT] Il progetto nasce in seguito ad un concorso internazionale per un’opera d’arte all’interno di un parco privato. La competizione è stata organizzata dallo studio di architettura Supergulp di Firenze. L'ambiente naturale del diretto intorno rappresenta un'immagine molto forte rendendo improbabile un atteggiamento di indifferenza nei suoi confronti. Il bosco, da lontano, appare come un'entità chiusa nei confronti dell'esterno e silenzioso si rispecchia nelle acque del lago. Esso stabilisce l'importanza di questa distanza e regola la percezione del bosco da parte dell'uomo. Non appena ci avviciniamo però, scopriamo che, ad una distanza più contenuta, la superficie che prima appariva chiusa e impenetrabile, a poco a poco rivela la possibilità di intraprendere nuove vie. Infine l'esperienza del bosco si traduce in una ricerca intuitiva di percorsi sempre nuovi, sempre diversi che, accompagnati dall'alternarsi dei raggi del sole che cercano di irrompere in questa realtà sospesa, ci conducono in luoghi ora più ampi e aperti, ora più chiusi e misteriosi. Così, il progetto vuole racchiudere in 260mq tutto questo, così da poter dichiaratamente beneficiare di questa incredibile esperienza. Per un attimo il visitatore può soffermarsi e dare importanza a tutto quanto lo circonda, dimenticandosi di ogni altra cosa. L'esperienza dello spazio si articola in differenti fasi che tuttavia possono essere affrontante dai diversi visitatori in modo sempre nuovo e differente. Non appena l'opera appare da lontano, essa si presenta come una massa chiusa e compatta apparentemente non filtrabile: la presenza dell'acqua fissa la distanza minima entro la quale avviene questa prima percezione. Una volta varcato tale limite la massa scomparirà poco a poco per far posto all'immagine di un corpo puntiforme apparentemente irregolare. Alcune pietre invitano l'utente a intraprendere il percorso, dando avvio alla seconda fase, quella dell'attraversamento verso la novità. La terza fase rappresenta la scoperta di un luogo fatto di percorsi mai uguali, dove rifugiarsi, dove giocare: alcuni listelli lignei di differenti lunghezze animati dai giochi di ombre creati dalla luce solare, compongono un spazio eterogeneo. Infine, attraverso l'inserimento di un patio e una seduta in pietra si vuole ulteriormente inserire la possibilità di ritrovare uno spazio ancora una volta nuovo, aperto e nel contempo chiuso, più intimo e riservato ma che non abbandona il contatto con il suo intorno. A tutto ciò fa sfondo la natura autentica, cosi da rendere ancora più esplicita la connessione tra i due mondi, quello artificiale e quello naturale.
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    Project details
    • Year 2012
    • Work finished in 2012
    • Status Completed works
    • Type Pavilions
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