Nuovi Uffici e showroom RUBENSLUCIANO | Simone Micheli Architectural Hero

Barchessa del complesso Gritti-Marchini Stra / Italy / 2013

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Immersa nei verdi meandri della riviera del Brenta, punteggiata dalle scenografiche ville patrizie venete questo capolavoro è stato disegnato dall’architetto Giannantonio Selva nel secondo decennio dell’Ottocento. Il confronto con la storia affonda le sue radici in un territorio ricco di presenze e visitatori, il genius loci che è citato da Dante nella Divina Commedia, che ha ispirato Lord Byron quando soggiornava nella vicina Mira o Gabriele D’annunzio che cita la laguna ne “Il Fuoco” è stato percepito e apprezzato nel tempo da grandi menti: non a caso Galileo Galilei, Carlo Goldoni, e Giacomo Casanova amavano soggiornare proprio in questi luoghi. Di questa “storia” era sicuramente istruito il Selva che nei suoi viaggi tra Roma, Londra e Parigi aveva coltivato un gusto neopalladiano evoluto in un ritmato equilibrio neoclassico di forme e decori. L’ordine dorico sintetizzato e rielaborato scandisce la possente facciata ripartita da sette arcate a tutto sesto simmetriche rispetto al portale palladiano centrale con frontone liscio a stucco veneziano decorato da medaglioni in affresco e ippocrani e sormontato da un ampio timpano. La Barchessa infatti come scuderia della villa ospitava i cavalli da corsa di razza che sono anche affrescati nei riquadri di pitture equestri sul prospetto. Per le strutture di copertura di tutto l’edificio Selva aveva riproposto lo stesso apparato strutturale a capriate lignee di un suo grande progetto: il Teatro La Fenice di Venezia. Immaginiamo la scena alla fine del XVIII secolo in un mattino brumoso alle prime luci dell’alba: “topi”e “peate” sul canale che scaricano blocchi di pietra e statue, l’architetto Giannantonio Selva con i suoi rotoli di disegni e cartigli che controlla le fughe prospettiche e il mecenate di Villa Gritti Marchini che si aggira nei paraggi a bordo della sua gondola pronto per ripartire alla volta di Venezia. Duecentoventidue anni dopo in un crepuscolo primaverile l’architetto Simone Micheli, parcheggiato il suo candido suv nel parco si aggira con il suo Ipad intorno alle stesse prospettive semibuie della Barchessa per decidere le nuove scenografie illuminotecniche mentre le maestranze impegnate nei restauri varcano la possente cancellata in ferro battuto sotto lo sguardo delle quattro statue allegoriche testimoni del ritrovato splendore dopo l’intensa giornata in cantiere. La regia illuminotecnica accende i fari su un’operazione esaltante di interior design firmata
dall’architetto Simone Micheli per i nuovi uffici e showroom della RUBENSLUCIANO a confronto con le antiche memorie che sono state restaurate e valorizzate dalle nuove forme e dai materiali di
ultima generazione. Candore e trasparenza ad alta definizione permettono di leggere le antiche presenze: i collegamenti verticali, i parapetti in cristallo e l’ascensore completamente vetrato sono gli elementi di una nuova architettura digitale, liquida e leggera in antitesi alla matericità dei dettagli lapidei e delle volte affrescate a cassettoni e lacunari sempre visibili e ammirabili. Così è stato possibile far risplendere il lastricato in pietra con disegno geometrico a rombi annegandolo in un niveo pastellone alla veneziana dove si appoggiano i sottili pilotis bianchi che sostengono aerodinamici soppalchi balaustrati - su tutto il perimetro - da un nastro di cristallo che ne ricalca i profili curvilinei. Quinte verticali ad angolo curvo filtrano i flussi e le varie funzioni dislocate con passo regolare tra i moduli laccati bianchi delle bancaline e delle armadiature. Il piano terra ospita in sequenze openspace gli uffici della divisione creativa dominata dall’apollineo rigore di forme pure con piani di lavoro in melaminico bianco su una struttura hitech in alluminio verniciato e sedute ergonomiche su ruote. Nella parte centrale, sfondo all’ampia reception dalle linee sintetizzate, alcuni setti bianchi ad angolo curvo, con porte scorrevoli a scomparsa, individuano gli uffici grafici e l’area stampanti mentre diametralmente opposti ai primi uffici si sviluppa lo showroom “materiali, scarpe e ricerca“ enfatizzato dai tre grandi espositori sovrapposti ad anello ribattuto dove sono esposti tutti i modelli scarpa e alcune postazioni a isola con piano di lavoro in laminato melaminico bianco su una struttura hitech in alluminio verniciato bianco per la mostra dei prodotti. Alle due estremità opposte attraverso le due esedre voltate impreziosite dai preziosi affreschi prospettici di un soffitto a cassettoni si raggiunge l’ufficio amministrazione, la stanza dei
rapresentanti e i servizi di piano con ampio lavabo in porcellana bianca in appoggio su ripiano a L in laccato nero lucido che bilancia il sistema di asciugamani ad aria automatizzato scoccato all’interno di un possente tubo d’acciaio inox cromo. Dalla scala e dall’ascensore in acciaio verniciato bianco e vetro si accede ai leggerissimi soppalchi su pilotis del primo piano dove in quattro settori principali tutti open space sono individuati altrettanti uffici della divisione creativa, con la stessa logica distributiva e di arredo del piano sottostante, in leggera sospensione avvolti in una nuvola di luce che filtra dalle ampie mezzelune delle arcate vetrate sui fronti e si riflette sul parquet di rovere sbiancato che correndo longitudinalmente aumenta il senso di prospettiva infinita alleggerendone ulteriormente la percezione spaziale. A soffitto le velette in cartongesso ricalcano nel loro correre geometrico le stesse linee fluide disegnate dai soppalchi e nel loro leggero ribassamento consentono ai faretti a incasso orientabili di illuminare in modo puntuale tutte le aree di lavoro e i percorsi generali di distribuzione al piano terra. Delimitate da murature e porte scorrevoli si cela l’area creativa e i servizi di piano con antibagno dotato di ampio lavabo in porcellana bianca in appoggio su ripiano a L laccato nero lucido che bilancia il sistema di asciugamani ad aria automatizzato scoccato all’interno di un possente tubo d’acciaio inox cromo che scende dal soffitto. Al secondo piano il grande foyer rivestito in parquet di rovere sbiancato accoglie il visitatore in un luogo di grande suggestione al di sotto delle grandi strutture lignee a capriate che sono esaltate nella loro possente matericità da un attento gioco di proiettori orientabili a luce led. Le antiche capriate originali sono state oggetto di un attento recupero e restauro e il risultato di questa grande opera di consolidamento riporta lo spettatore nel mondo dei grandi complessi strutturali come quello delle cattedrali o dei teatri che il Giannantonio Selva aveva bene in mente quando progettò la barchessa. In open space blocchi squadrati rivestiti in legno di rovere sbiancato con i generosi spazi sottopiano estraibili laccati lucidi generano il punto cucina a disposizione del personale e dei clienti esterni insieme ai due ampi tavoli con struttura metallica verniciata bianca circondati dalle quattordici fluide sedute con struttura a slitta e scocca in materiale plastico bianco. I costanti movimenti di compressione e trazione delle strutture di copertura sono sincronizzati a terra con le ampie scaffalature industriali scorrevoli con maniglione a disco smussato bianco per l’ordine “cosmico” delle conce e dei materiali. Nella sterometrica scansione di volumi e forme primarie risaltano le pareti in eps resinato bianco lucido: un tentacolo sinuoso che avvolge e rivela dopo tornanti e chicane lo showroom “la suite” dotata di nicchie a incasso scavate nella materia a bordo stondato su tutti i lati che si allungano come labbra sottili per essere riverberate dalle fughe dei mini faretti a luce led a incasso orientabili. In posizione eccentrica rispetto all’accesso di questa area è il grande tavolo meeting circolare con struttura a fascio d’archi rastremata al centro e corredato da sette sedute girevoli a pozzetto. Il legno è protagonista scelto per caratterizzare e distinguere la sala riunioni con il maestoso tavolo ricavato da un tronco di cedro del libano appena sbozzato di cui è ancòra visibile la corteccia e di cui è possibile sentire tutta la sua aroma di resina appoggiato su plinti rivestiti in specchio ed equipaggiato con quindici sedute che si riflettono nella cornice in specchio dove è incastonato il plasma 60”. Più intimo e rilassato il mood nell’ufficio di Rubens Luciano: a parete la pinacoteca di nudi incorniciati in bianco sono immaginarie finestre sui corpi in attesa di essere vestiti con le future creazioni di questa mente; la scrivania si distingue per il piano termoformato bianco e i frontali in tranciato di legno, le due sedute nere, uniche per colore in tutto il progetto, mentre davanti all’ampio divano a due posti due tavolini fumo sono declinati in una vetrina scrigno espositiva con piano in vetro e in un vassoio ligneo per appoggio: i due attimi di un lungo e affascinante processo creativo che si sono cristallizzati nella memoria dell’opera realizzata e nella vibrante energia del prototipo.
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    Immersa nei verdi meandri della riviera del Brenta, punteggiata dalle scenografiche ville patrizie venete questo capolavoro è stato disegnato dall’architetto Giannantonio Selva nel secondo decennio dell’Ottocento. Il confronto con la storia affonda le sue radici in un territorio ricco di presenze e visitatori, il genius loci che è citato da Dante nella Divina Commedia, che ha ispirato Lord Byron quando soggiornava nella vicina Mira o Gabriele D’annunzio che cita la laguna ne “Il Fuoco” è stato...

    Project details
    • Year 2013
    • Work started in 2010
    • Work finished in 2013
    • Client Rubens Luciano S.p.A Fiesso D'artico - Venezia
    • Status Completed works
    • Type Office Buildings / Corporate Headquarters / Pavilions / Interior Design / Recovery/Restoration of Historic Buildings
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